Quante volte ci è capitato di avvertire un odore che ci ha riportato a una suggestione che pensavamo sepolta tra i nostri ricordi?
Questo perché l’olfatto, tra i cinque sensi, è quello che ha più connessioni a livello neurologico con le emozioni.
Proprio grazie alla tempestiva attivazione dell’olfatto nella vita prenatale, che si forma alla settima settimana di gestazione, fin dalle prime ore di vita un neonato è capace di riconoscere l’odore della mamma. La memoria olfattiva, infatti, si attiva durante il parto e il bambino sarà in grado di riconoscere subito l’odore materno.
E a non dimenticarlo più.
Marcel Proust fu maestro nel descrivere il meccanismo della memoria olfattiva: nel suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”, il protagonista, Swann, percependo il profumo delle madeleines (piccoli dolcetti a forma di conchiglia o barchetta) e del tè, compie magicamente un viaggio tra i ricordi della sua infanzia.
I profumi hanno il potere di accendere la nostra memoria perché l’area del cervello che elabora l’olfatto è connessa al sistema limbico, il nostro “cervello emozionale”.
La stretta connessione tra sistema olfattivo e sistema limbico spiega perché gli odori siano in grado di influenzare così a fondo i nostri impulsi primari.
Ad esempio uno stimolo odoroso gradevole è facilmente in grado di stimolare l’appetito o placare l’ansia. Ma è vero anche il contrario, ovvero l’appetito e la paura possono influenzare la percezione odorosa e addirittura modificarla.
Senti un profumo e vivi un’emozione. La sciarpa della mamma, i biscotti della nonna, l’erba del prato tagliata di fresco, una passeggiata al mare, una spezia orientale o gli arbusti del Mediterraneo…e i vostri ricordi, che profumo hanno?
Vi consigliamo la lettura di “La straordinaria avventura di una vita che nasce”, di Piero e Alberto Angela, Oscar Mondadori 2011
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L’aroma di vaniglia…sapreste riconoscerlo?