Clara Immerwahr nasce a Polkendorff, nella Prussia orientale, il 21 giugno 1870. Fin da piccola si appassiona allo studio, coltivando un amore sconfinato per la conoscenza, anche grazie al padre, chimico e commerciante benestante e, soprattutto, di ampie vedute, che la stimola a inseguire i propri interessi.
Clara, a differenza delle coetanee che non possono studiare per mancanza di scuole femminili, ha un istitutore privato che la segue nella sua formazione, tanto da decidere di studiare scienze all’università.
Nel 1890 conosce Fritz Haber che, innamoratosi di lei a prima vista, le chiede di sposarlo. I progetti di Clara sono differenti, vuole laurearsi e diventare indipendente. Il padre, nonostante i tempi, la supporta nella scelta e la iscrive a un istituto superiore, dove la sua inclinazione alle scienze cresce tanto che, dopo la lettura del libro “Conversazioni sulla chimica”, Clara decide di specializzarsi in questa materia.
L’università di Breslau in quegli anni non ammette studentesse e Clara, per poter acquisire le stesse competenze dei colleghi maschi, frequenta corsi singoli come uditrice e nel 1898 riesce a sostenere e a superare il ‘Verbandsexamen’, un difficile test che permette agli studenti più meritevoli di accedere ai corsi postuniversitari.
Solo due anni dopo, il 12 dicembre 1900, è la prima donna tedesca a conseguire un dottorato in chimica-fisica: dedica al padre la sua ricerca, per essere stato negli anni la sua fonte di ispirazione.
I sogni di Clara sembrano però scontrarsi contro una realtà che non riconosce alle donne la possibilità di stimolare il proprio intelletto e il loro desiderio di conoscenza.
È il 1901 quando Clara incontra di nuovo Fritz Haber, divenuto nel frattempo un chimico famoso per il suo lavoro di sintesi dell’ammoniaca, che sposa nell’agosto dello stesso anno.
Inizialmente si illude di poter gestire carriera, matrimonio e maternità, ma ben presto si rende conto che questo non è possibile. Le promesse disattese del marito, le mancate collaborazioni alle sue ricerche e la nascita del figlio, la fanno cadere lentamente in una profonda depressione. I suoi sogni da ragazza vengono fagocitati dall’ambizione e dall’egocentrismo del marito che, costantemente lontano per lavoro, non mostra per lei grande interesse.
Non solo le ambizioni infrante, anche distanza di vedute portano Clara a osteggiare le scelte del marito, che intanto si guadagna un ruolo cruciale durante la Prima Guerra Mondiale. È proprio in questi anni, infatti, che Fritz Haber propone di utilizzare in guerra i gas tossici e inizia a supervisionare e progettare la prima arma chimica di distruzione di massa.
“Sono convinta che la vita valga la pena di essere vissuta solo se si fa pieno uso delle proprie capacità e si cerca di godere di ogni tipo di esperienza che l’esistenza umana ha da offrire.”
Sono queste le ultime parole che Clara invia a un’amica prima di togliersi la vita, il 2 maggio 1915, sparandosi un colpo al cuore con una delle tante pistole del marito e morendo tra le braccia del figlio adolescente.
Così Clara, forse anche in un grave stato depressivo, decide di fermare per sempre il suo cuore indomito e la sua mente brillante di scienziata appassionata e indipendente.
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