Nato a Baltimora nel 1892, figlio di ebrei immigrati dalla Polonia e quarto di sei fratelli, Wolman sognava di diventare medico ma finì per studiare ingegneria tra i primissimi laureati alla facoltà della Johns Hopkins University, nel 1915. Seguendo le sue aspirazioni umanitarie, subito dopo la laurea cominciò a lavorare presso il dipartimento sanitario del Maryland, per dedicarsi ad una delle più complesse sfide di quel tempo: la purificazione dell’acqua.
All’inizio del ‘900, infatti, la qualità dell’acqua era all’origine della diffusione di malattie gravi e potenzialmente mortali, come il tifo o la dissenteria, nelle città: basti pensare che negli Stati Uniti un bambino su dieci moriva nel primo anno di vita, proprio a causa di queste malattie.
Gli scienziati avevano più volte provato a porvi rimedio utilizzando il cloro ma senza successo, poiché era impossibile calcolare le quantità necessarie a causa dei diversi livelli di inquinamento delle acque. Troppo cloro poteva risultare tossico e troppo poco non sarebbe bastato per disinfettarla.
Giunto al dipartimento, Wolman iniziò a collaborare con un suo vecchio compagno di classe, il chimico Linn Enslow, e dopo svariati tentativi, nel 1923, riuscirono insieme a determinare il tasso di assorbimento del cloro nell’acqua. Da lì individuarono una formula per stabilire la corretta quantità di cloro da applicare in base a diversi fattori quali: il contenuto batterico, l’acidità, il gusto e la purezza.
Wolman applicò la sua tecnica alle acque del Maryland e nel 1930 i casi di tifo registrati diminuirono del 92%. Il successo della formula fece sì che venisse applicata anche nel resto del Paese e più i trattamenti dell’acqua aumentavano, più le malattie diminuivano. Negli Stati Uniti i casi di tifo ogni 100.000 abitanti passarono da 16,2 nel 1913 a 2,5 nel 1936 e nel 1941 l’85% dei sistemi idrici del Paese utilizzava il cloro per purificare le acque.
Questo risultato consacrò il successo di Wolman ma non esaurì il suo desiderio di migliorare la vita delle persone. Passò i successivi settant’anni lavorando strenuamente, ricoprendo incarichi pubblici e collaborando a diversi progetti in ambito ingegneristico-sanitario. Nel 1937 tornò in Università per presiedere sia il dipartimento di ingegneria sia quello di sanità pubblica e dopo aver lottato per vedere riconosciuto e ufficializzato il legame tra le due riuscì, infine, a fondare il dipartimento di ingegneria sanitaria.
Progettò i sistemi idrici di molte altre città, tra cui Baltimora, Detroit, Seattle e Portland e consigliò i governi di oltre 50 Paesi tra Asia, Africa e America Latina. Portando la sua invenzione nel resto del mondo, salvò milioni di persone: un contributo che gli valse numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1946 Wolman partecipò come delegato alla conferenza di fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sostenendo vigorosamente l’importanza della salute ambientale e dei servizi igienico-sanitari nella costituzione dell’OMS.
Lavorò strenuamente fino alla morte, a 96 anni; fu ricordato dai suoi allievi – studenti, ingegneri, funzionari pubblici – come maestro esigente e severo ma sempre pronto a condividere e istruire.
La sua genialità ha salvato e tutt’ora salva milioni di vite: noi di Fatti, non fake! abbiamo voluto ricordarlo e ringraziarlo, perché è a lui che dobbiamo esser grati se bere un bicchier d’acqua oggi è un gesto tanto facile e scontato!
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FONTI
HEROES OF PUBLIC HEALTH Abel Wolman – Johns Hopkins Bloomberg school of public Health
Abel Wolman – ASCE American Society of Civil Engineers
Abel Wolman – National Science & Technology Medals Foundation
Abel Wolman (1892-1989): Sanitary Engineer of the World – National Library of Medicine