Falsi miti

Bufala del mese

È stata la cera sulla mela ad avvelenare Biancaneve?

27 novembre 2023

Ma davvero mettono della cera sulle mele per renderle più belle e convincerci a comprarle? Basta grattare sulla buccia o lavarle con acqua bollente per accorgersi di quello strano strato ceroso che le ricopre. Perciò quando poi le mangiamo ingeriamo anche le sostanze chimiche che hanno usato e a quel punto anche il più salutare dei frutti può diventare velenoso???

Non proprio… facciamo chiarezza sul sempre più diffuso mito della mela chimicamente avvelenata.


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È stata la cera sulla mela ad avvelenare Biancaneve?





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La cera naturale

Le mele hanno uno strato di cera sulla buccia? La risposta è sì! Come molti frutti e alcuni tipi di verdure, anche le mele producono autonomamente una sostanza cerosa, chiamata pruina, a scopo di difesa. La cera, infatti, protegge il frutto da agenti atmosferici, graffi, contusioni, insetti e funghi, oltre a limitare la perdita d’acqua ritardando così la disidratazione e la conseguente diminuzione del tempo di conservazione.

 

Si tratta di una cera totalmente naturale e assolutamente innocua che porta molti benefici e nessun danno, né al frutto né a chi lo mangia. Se dunque notiamo che, dopo averla lavata, la mela perde la sua lucentezza non c’è nulla di cui preoccuparsi! Così come non dobbiamo spaventarci se notiamo che, raschiandola, la buccia perde granelli bianchi. Trattandosi di semplice cera è naturale che vada via grattandola o che si sciolga a contatto con l’acqua bollente.

La cera aggiuntiva

È vero che i produttori talvolta aggiungono strati di cera sui frutti prima di mandarli ai supermercati? Sì, i produttori possono aggiungere ulteriori strati protettivi cerosi ai loro frutti chiamati “agenti di rivestimento”, poiché vengono aggiunti successivamente e solo sullo strato esterno.

 

Ma se la mela può produrre la cera da sola perché interferire? Quando le mele vengono raccolte, prima di finire nei supermercati, vengono spesso pulite o trattate e tale processo può rimuovere la cera naturale. Ai produttori, quindi, è consentito aggiungere un ulteriore strato di protezione per ripristinare la resistenza originale del frutto o per rafforzarla. In questo modo le mele possono preservare la loro qualità e ritardare la maturazione, favorendo la mobilità dei prodotti e limitando inutili sprechi. Non è tuttavia una procedura obbligatoria, chi volesse una mela senza cera aggiuntiva può facilmente trovarla poiché, trattandosi comunque di additivi alimentari, è obbligatorio segnalarli.

Gli agenti di rivestimento

Ma allora esistono cere naturali e cere sintetiche? No. Gli agenti di rivestimento consentiti sono anch’essi di origine naturale e sono strettamente regolamentati dalle norme europee. Nello specifico, il Regolamento UE n° 1333/2008 della Commissione ammette, tra gli additivi utilizzabili per le mele, solo quattro agenti: la cera d’api, la cera carnauba, la cera di candelilla e la gommalacca, tutti di origine naturale.

 

Per quanto riguarda le quantità massime applicabili, sempre segnalate quando si parla di additivi alimentari, sono senza limite proprio perché non c’è nessun rischio per la salute dei consumatori. Tali regolamentazioni non valgono solo per la frutta prodotta nell’Unione europea ma per tutti i prodotti in circolazione, compresi quelli importati.

 

A livello alimentare, dunque, non vi è alcuna differenza tra mangiare una mela lavata senza cera, con la cera prodotta naturalmente dal frutto o con una cera aggiuntiva, a prescindere dal luogo di provenienza. La famosa cera sulle mele non è dunque una fake news poiché è presente e può anche essere aggiunta dai produttori: la vera bufala è pensare che questa sia in qualche modo pericolosa.

 

Insomma, la strega di Biancaneve deve aver aggiunto un vero veleno, perché la cera non avrebbe certamente addormentato Biancaneve…

FONTI

 

RISPOSTA a “Segreti scioccanti dell’industria del cibo” – Dario Bressanini

La ceratura delle mele – Butac

Food additives categories – Commissione Europea

Why do they spray wax on apples? – Office for Science and Society, McGill University