Nata nel 1873 a Krasnojarsk, in Siberia, fu la terzogenita del celebre filosofo Michail Bakunin e di Antossia Kwiatowoska. Nonostante le sue origini russo-polacche si trasferì a Napoli dopo la morte del padre, quando aveva appena 3 anni, e venne accolta insieme alla madre, al fratello Carlo e alla sorella Giulia Sofia, dall’avvocato Carlo Gambuzzi, amico del padre e, secondo molte fonti, in realtà genitore naturale di tutti i 3 fratelli.
Nella sua nuova città frequentò il liceo classico Umberto I per poi dedicarsi a ciò che avrebbe segnato la sua vita e dato lustro al suo nome: la chimica.
Nel 1895, a 22 anni, si laureò all’Università di Napoli con una brillante tesi sugli isomeri geometrici, divenendo la prima donna laureata in chimica in Italia. In quegli stessi anni, grazie alla sua prima pubblicazione, apportò un notevole contributo allo sviluppo della stereochimica e alla sua futura carriera.
Cominciò insegnando Chimica organica alla Reale Scuola superiore politecnica di Napoli nel 1906, divenendo professore ordinario di chimica tecnologica applicata nel 1912. Anche qui fu la prima donna ad aver ricoperto tale ruolo. Nel mentre, tra il 1909 e il 1910, collaborò ad un progetto del Ministero della pubblica istruzione che puntava a realizzare una mappatura geologica del Paese. Cimentandosi con la chimica applicata, realizzò studi sui giacimenti di scisto bituminoso, rocce dalle quali si poteva ricavare l’ittiolo, un olio fossile utilizzato per il trattamento di malattie dermatologiche e molto importante per l’industria nazionale. Un lungo viaggio nella geologia e lungo la penisola, che portò Maria a viaggiare dal Tirolo alla Campania fino in Sicilia, dove nel 1925 presentò i suoi studi al congresso di chimica pura e applicata.
Nel 1940 tornò all’Università di Napoli dove occupò la cattedra di Chimica organica fino al 1948 ricevendo, l’anno successivo, il titolo di “professore emerito”.
Tante e importanti furono le ricerche che portò avanti nel corso della sua carriera in stereochimica, chimica organica di sintesi e fotochimica, al punto da farle ottenere, già nel 1900, il premio dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli.
Contrariamente a quanto accaduto a molte donne di scienza, le sue doti e il suo prestigio vennero spesso riconosciuti e premiati. Nel 1914 ricevette, dal ministro Francesco Saverio Nitti, l’incarico di condurre una ricerca sul sistema scolastico di Belgio e Francia, al fine di raccogliere informazioni utili per migliorare quello nazionale. Nel 1919 fu vicepresidente della sezione napoletana dell’Associazione di Chimica generale e Applicata, divenendone presidente dal 1921 al 1922. Sempre a Napoli, fu poi presidente dell’Accademia di Scienze fisiche e matematiche della Società Nazionale di scienze, lettere ed Arti, riprendendone temporaneamente le redini dal 1944 al 1949 e venendo ufficialmente rieletta nel 1952. Sempre negli anni della guerra venne messa alla guida dell’Accademia pontaniana, chiusa durante il Fascismo e riaperta nel 1944. Infine, fu anche la prima donna a venire ammessa nella classe di Scienze fisiche e matematiche dell’Accademia dei Lincei.
Chi l’ha conosciuta la descrisse come una donna caparbia e determinata, che pretendeva il massimo dai suoi sottoposti ma che mai si mostrò indifferente verso di loro. Celebre, nella memoria dei napoletani fu la difesa delle biblioteche di via Mezzacannone: quando gli occupanti nazisti cercarono di bruciarle, la Bakunin eroicamente si oppose, sedendosi a braccia conserte davanti alle fiamme e convincendo l’esterrefatto ufficiale tedesco a ritirare i suoi soldati e limitando notevolmente i danni.
Morì il 17 aprile del 1960 nella sua abitazione all’interno dell’istituto chimico dell’Università, nella stessa via che, anni prima, aveva salvato dalle fiamme grazie al suo coraggio e alla sua determinazione.
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