In questi anni si è parlato di empowerment sanitario degli individui e delle comunità. Io preferisco parlare di un accresciuto protagonismo delle persone che va sostenuto solo se accompagnato da consapevolezza e responsabilità. Tuttavia, non possono esistere consapevolezza o responsabilità in assenza d’informazioni corrette: l’educazione alla salute deve, cioè, passare attraverso nozioni chiare che ci arrivino dai medici di famiglia e dai farmacisti, i primi interlocutori della salute di ognuno di noi, ma anche per il tramite della famiglia e della scuola, sin dalla prima infanzia.
Il Censis ha certificato come i farmaci di automedicazione, detti OTC (dall’inglese “over the counter”, cioè “sul banco”), vale a dire quei medicinali disponibili senza obbligo di prescrizione medica per la cura di piccoli disturbi, facciano parte delle abitudini di cura del singolo, tanto che il 76,1% degli intervistati li definisce essenziali a ripristinare il proprio stato di salute. Inoltre, così com’è emerso dalle rilevazioni del sopra menzionato istituto di ricerca socio-economica, ben 41 milioni di persone ricorrono, in caso di piccoli disturbi, ai farmaci senza obbligo di ricetta, già conosciuti oppure consigliati ex novo dal medico di famiglia o dal farmacista.
Così come testimoniato dai numeri, i medicinali di automedicazione rappresentano perciò una risorsa cui le persone attingono liberamente, fiduciose di poter trovare una soluzione immediata ai propri piccoli malesseri. Così come diceva Ippocrate di Coo, il padre della medicina, “Ci sono nei fatti due cose, scienza e opinione: la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza”. E, infatti, gli OTC, cioè i medicinali da banco, sono pensati e autorizzati dalle Autorità Sanitarie per essere dispensati senza obbligo di ricetta grazie al loro profilo di efficacia e sicurezza, scientificamente dimostrato dal lungo utilizzo nella pratica clinica. Gli OTC sono quei farmaci che ognuno di noi ha preso almeno una volta nella vita, tenendoli sovente in borsa o nel portafoglio.
Il tratto distintivo degli OTC è d’avere una chiara identità: sono farmaci da preservare e valorizzare rispetto a tutti i prodotti per il benessere ora in commercio ma che farmaci non sono.
Proprio per distinguere gli OTC dai farmaci con ricetta e, soprattutto, dai tanti prodotti per la salute, che sono diversi dai medicinali senza prescrizione e che possono essere confusi tra loro da un cittadino poco informato, tutti i medicinali senza obbligo di ricetta mostrano sulla confezione un bollino rosso che sorride, rassicurandoci così che ciò che stiamo assumendo, pur trattandosi di un farmaco, una sostanza terapeutica, ci risolverà il problema, a patto però che tale sostanza sia usata con responsabilità, partendo ad esempio dalla lettura del foglietto illustrativo. Infatti, il termine “farmaco” deriva dal greco φαρμακον (pharmakon), che vuol dire sia “rimedio”, sia “veleno”. L’etimologia della parola evidenzia proprio come, indipendentemente dalla natura stessa del medicinale, che sia cioè di sintesi chimica o di origine naturale, un farmaco usato correttamente diventa un rimedio efficace nel risolvere un disturbo, mentre se utilizzato senza attenzione può determinare un danno anche molto grave per l’organismo.
In conclusione, i medicinali da banco rappresentano indubbiamente un’irrinunciabile risorsa di provata efficacia per la nostra salute quotidiana, solo però se utilizzati con estrema attenzione, questa è la nostra ricetta. Ovviamente, in caso di dubbio, i professionisti della salute saranno sempre al nostro fianco.
Ricordo infine che i farmaci di automedicazione si sono confermati strumenti terapeutici importanti anche per la gestione dei sintomi del Covid-19, quando la malattia si è manifestata in modo non grave. Anche nell’emergenza sanitaria, le nostre specialità medicinali hanno così strategicamente garantito la cura e la salute delle persone. E dirò di più: proprio l’esperienza della pandemia ha accelerato l’affermarsi di quel protagonismo individuale in tema di salute di cui parlavo in apertura. L’automedicazione responsabile può portare vantaggi sia sul piano personale sia collettivo, liberando importanti risorse economiche e professionali all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.
Salvatore Butti,
Presidente di Federchimica ASSOSALUTE