La chimica è...

Le discipline della chimica

La chimica analitica

17 ottobre 2022

Chi ha frequentato almeno un corso di Chimica analitica? Molto probabilmente tra gli alunni ci sarà chi di voi si è appassionato alla materia e chi invece l’ha vissuta come una noia mortale. Si tratta di una branca della chimica certamente complessa ma molto più affascinante di quanto possa sembrare e, soprattutto, riguarda così tanti ambiti della nostra vita che non la si può ignorare. Anche perché, se diventa una professione, è richiestissima!


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Che cos’è la Chimica analitica?

Partiamo dall’inizio: la Chimica analitica, secondo la definizione tradizionale, è quella branca della Chimica, pura e applicata, che si occupa di determinare il tipo e la quantità dei componenti di una miscela o di un materiale. Recentemente questa definizione è stata aggiornata e la Chimica analitica viene definita come una disciplina scientifica che sviluppa e applica metodi, strumenti e strategie per avere informazioni sulla composizione e sulla natura della materia.

L’evoluzione di una materia

Siamo a inizio ‘900 quando il botanico Mikhail Tswett osserva, per la prima volta, la separazione di alcuni pigmenti di foglie verdi, presenti in un estratto di etere di petrolio, all’interno di una colonna in vetro ripiena di carbonato di calcio. Nasce in questo momento uno dei primi metodi di analisi, chiamato cromatografia. Vengono poi la separazione su strato sottile, la cromatografia di ripartizione su colonna e su carta, fino ad arrivare a quella in fase inversa, alla gas cromatografia e a quella ad alta pressione, ma non solo.

 

Con il passare degli anni e fino ad oggi, questa materia si è evoluta in una scienza non solo fine a sé stessa, ma che ha trovato applicazione, oltre che nella ricerca chimica di base, anche nell’industria, nella medicina e in tutti quegli ambiti scientifici che si fondano sullo studio generico della materia.

 

Prendiamo come esempi due ambiti estremamente diversi, quello alimentare e quello legato all’archeologia. Se nel primo la Chimica analitica può aiutare a determinare la quantità di azoto nel cibo per stabilire il contenuto proteico e quindi il suo valore nutrizionale, in archeologia i reperti si possono datare proprio grazie alle procedure analitiche: basti pensare al C14, datazione al radiocarbonio, o alle metodiche utilizzate per identificare i leganti proteici utilizzati in affreschi e quadri.

 

Proprio per questa sua altissima versatilità la richiesta di chimici analitici è altissima!

Dal microscopico al macroscopico

Il fascino della Chimica Analitica risiede nella sua capacità di fornire informazioni riguardanti, da un lato, la composizione chimica, la struttura e la morfologia e, dall’altro, le prestazioni e le proprietà dei materiali.

 

La Chimica analitica, infatti, permette di guardare al particolare ma anche al generale, collegando il livello microscopico, non visibile ad occhio umano, della struttura e della composizione, a quello macroscopico, visibile invece ad occhio umano, del comportamento funzionale. Basti pensare che per assolvere a tutto questo è stato necessario approfondire le conoscenze ottenute da un processo analitico. Spettroscopia, tecniche di immagine e nanotecnologie… grazie all’unione di tutte queste tecniche è possibile rivelare dettagli submicroscopici, arrivando ad analizzare persino il singolo atomo o la singola molecola.

 

Così la misura della composizione ha cambiato i suoi scopi: non si parla più solo di composizione elementare e molecolare, ma anche di struttura e di interazioni fra i vari componenti, fino alle non omogeneità di sistema di temperatura e di pressione.