Nato il 20 agosto 1795 a Occhieppo Inferiore, un piccolo paese in Piemonte, studiò nella vicina Biella e poi a Torino, ottenendo il grado di farmacista nel 1817 a 22 anni. Dopo aver fatto esperienza anche a Roma e Napoli tornò a Torino nel 1821, attratto dai moti insurrezionali e dalle prospettive di cambiamento nel vecchio Regno di Sardegna. Tuttavia, al suo arrivo non solo questi erano già conclusi ma il nuovo sovrano, Carlo Felice, intensificò l’opera di restaurazione post-napoleonica revocando norme, disposizioni e mostrandosi particolarmente duro con il mondo medico-scientifico dell’Università.
Le nuove restrizioni non si applicavano tuttavia alla nascente borghesia imprenditoriale e l’ambizioso Schiapparelli puntava proprio su questo. Conscio dei successi industriali dell’epoca si dedicò alla produzione del solfato di chinino, scoperto da poco in Francia e dimostratosi particolarmente efficace contro la malaria.
La produzione di un così utile e innovativo farmaco da questo lato delle Alpi si dimostrò un grande successo e nel 1824 il giovane imprenditore fondò la Società Anonima Stabilimenti Chimici Schiapparelli, una delle prime fabbriche di prodotti chimico-farmaceutici in Italia e lo stesso anno acquistò una farmacia in centro a Torino.
A dimostrazione della passione e interesse di Schiapparelli per la politica del Regno, la sua farmacia divenne anche un luogo di incontro per le più illustri personalità dell’epoca quali Cavour, Marco Minghetti, Urbano Rattazzi e Francesco Crispi. Negli anni successivi la sua impresa e la sua fama crebbero, specie quando dopo alcuni viaggi all’estero riuscì a scoprire nuovi metodi per la fabbricazione del suo prodotto, riuscendo persino ad abbassarne il prezzo fino ad un quinto rendendolo più accessibile.
I suoi successi nel campo della nascente industria chimica gli procurarono premi, riconoscimenti e incarichi istituzionali di rilievo.
Negli ultimi anni della sua vita si dedicò molto anche alla divulgazione scientifica, tanto che nel 1852 fondò, insieme ad altri suoi omologhi piemontesi, il “Giornale di farmacia, di chimica e di scienze affini”. Lo scopo della rivista era promuovere l’interesse, lo studio e il progresso della farmacia, informando i lettori sulle ultime scoperte compiute nei paesi esteri e spiegando in modo scientifico la composizione e gli effetti dei medicinali. L’obiettivo finale era quello di creare un gruppo istruito e competente nell’ambito delle scienze in un’epoca dove istruzione e merito erano ancora lontane dall’essere considerate.
Dopo una vita carica di successi nel mondo della chimica, della farmacia, dell’industria e della divulgazione con metodi e carisma innovativi per l’epoca, morì nel 1863 lasciando la sua impresa ai figli e un bagaglio scientifico inestimabile alla neonata Italia.
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