Cominciamo dall’inizio. Prendiamo la nostra confezione di crema solare. La prima, e spesso unica, cosa che guardiamo è il numero della protezione, ovvero l’indice SPF o fattore di protezione solare, che indica la capacità della crema di resistere alle radiazioni dei raggi ultravioletti UVB. Più il numero è alto e meno raggi colpiranno la nostra pelle: un SPF 15 farà passare un quindicesimo degli UVB, un SPF 30 ne farà passare un trentesimo, un SPF 50 ne farà passare un cinquantesimo e via dicendo. Quindi una crema con un indice di protezione pari a 30 vale il doppio di una di 15? Possiamo metterne la metà? Durerà il doppio del tempo? Assolutamente no!
Trasformiamo queste frazioni in percentuali: un quindicesimo equivale a circa il 7%, un trentesimo al 3% e un cinquantesimo al 2%. Se quindi una crema con SPF 15 bloccherà il 93% dei raggi, una da 30 ne bloccherà il 97% e una da 50 il 98%. La differenza c’è ma è ben più esigua di quanto possa sembrare: più l’SPF cresce, più il divario si assottiglia. Tra la 15 e la 30 c’è solo il 4% di differenza mentre tra la 30 e la 50 c’è solo l’1%!
Ciò non significa che il valore SPF sia inutile o irrilevante. Nell’enorme quantitativo di raggi che ci colpiscono anche un 1% può fare la differenza. Non dimentichiamo poi che ci sono tanti tipi di pelle differenti, perciò una crema con SPF 30 può essere troppo per una persona o troppo poco per un’altra.
Se vogliamo dunque proteggerci non basta prendere la crema con il numero più alto scritto sulla confezione: dobbiamo considerare con attenzione quale possa essere quella più adatta a noi e poi utilizzarla in tempi e quantità corrette.
La dose a cui corrisponde il livello di protezione indicato è di 2 mg per cm quadrato di pelle. Più del doppio di quella che, in base alle statistiche, viene messa dalla maggior parte delle persone. Quando questi livelli non vengono rispettati l’effetto della protezione è quasi nullo. Se infatti prendiamo una crema con SPF 50 e ne mettiamo la metà non otterremo un valore di protezione pari a 25 ma alla radice quadrata di 50 ossia circa 7.
Per quanto riguarda, invece, la durata, essa non dipende dal livello di protezione. A prescindere dall’ SPF della crema, per far sì che funzioni adeguatamente deve essere applicata ogni circa 2 ore.
Usare poca crema, facendo esclusivamente affidamento sull’elevata protezione indicata sul flacone può, quindi, essere molto dannoso per la nostra pelle che necessita, invece, di cure e protezioni costanti.
Quando l’intensità del sole cala o siamo semplicemente più coperti, il rischio di scottature diminuisce e questo può farci credere di essere al riparo dai danni del sole, ma non è così. I raggi UVB, ossia quelli che colpiscono direttamente gli strati più esterni della pelle provocando le tanto temute scottature, sono meno del 10% di tutti i raggi ultravioletti. Più del 90% è composto dai raggi UVA, i quali riescono a penetrate la superfice della pelle e a spingersi in profondità. Non provocano le solite irritazioni e per questo suscitano poca preoccupazione ma anche loro sanno essere pericolosi a lungo andare, poiché possono provocare tumori della pelle e accelerare l’invecchiamento cutaneo. È dunque importante, oltre a tutte le precedenti accortezze, assicurarsi che le nostre creme abbiano un valore di protezione anche per gli UVA ed utilizzarle anche quando non siamo in spiaggia, almeno finché i raggi solari sono potenti.
Fonti:
Creme solari, istruzioni scientifiche per l’uso. YouTube, Beatrice Mautino
Creme solari, istruzioni scientifiche per l’uso. Le Scienze, Beatrice Mautino
Creme solari: l’errore che fanno tutti. YouTube, Gianluca Pistore
Per maggiori approfondimenti:
I filtri solari, Fatti, non fake!
Prepariamo la pelle al sole! Fatti, non fake!