Le piante costituiscono l’80% del cibo che mangiamo e producono il 98% dell’ossigeno che respiriamo, tuttavia sono esposte alla costante e crescente minaccia di malattie e parassiti.
Ogni anno fino al 40% delle coltivazioni mondiali viene distrutto da malattie e parassiti, con milioni di persone ridotte alla fame e gravissimi danni all’agricoltura (la principale fonte di reddito per le comunità rurali più povere) e ingenti perdite commerciali. Per questo motivo le politiche e gli interventi per promuovere la salute delle piante sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Per combattere e preservare le colture esistono gli agrofarmaci, sostanze di origine chimica o biologica che controllano gli insetti, le malattie e le malerbe su piante, frutta e verdura.
Eppure spesso se ne mette in discussione la reale utilità, chiedendosi se davvero siano così indispensabili.
Per rispondere a questi dubbi, ecco qualche esempio su cui riflettere: non utilizzare gli agrofarmaci provocherebbe un calo nella produzione delle mele in Italia del 67%, del grano tenero del 57%, del pomodoro da industria dell’81%, del riso dell’84%, del mais dell’87%.
Dati che evidenziano le reali conseguenze che si abbatterebbero non soltanto sulla salute dell’uomo e degli animali, ma anche sulla produzione agricola e sull’andamento dell’economia. Uno scenario con “zero agrofarmaci” condurrebbe ad una sensibile riduzione dell’offerta dei prodotti nazionali, che verrebbero sostituiti con prodotti di importazione. Senza contare l’aumento dei costi per i produttori e, di conseguenza, per i consumatori.
Fare filiera contro i pregiudizi e i falsi miti che riguardano l’utilizzo degli agrofarmaci è fondamentale per garantire coltivazioni sicure e di qualità.
Fonte: rapporto curato da Vsafe (Sustainable Value, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore)
Gli agrofarmaci possono contribuire a garantire cibo abbondante per tutti, scopriamo come!