Scoperto da Carl Wilhelm Scheele nel 1774 e chiamato cloro da Humphry Davy per il suo colore verde caratteristico, questo elemento si presenta sotto forma di gas.
Il cloro è uno degli elementi naturali più diffusi in natura, basti pensare che nella composizione della crosta terrestre è più abbondante anche del carbonio e, sottoforma di sale (cloruro di sodio), costituisce il 2,9% dei mari e degli oceani.
In forma libera è un elemento estremamente reattivo, per questo motivo lo si trova – la maggior parte delle volte – combinato in forma ionica, che permette di sfruttarne le caratteristiche chimiche e fisiche. La natura non lascia nulla al caso! Sono infatti oltre 2.400 i composti naturali a base di cloro indispensabili alla vita che permettono agli organismi di svolgere le proprie funzioni vitali e di compiere processi di trasformazione.
Forse non lo sai, ma il cloro è utilizzato nella fabbricazione di molti articoli di uso quotidiano e per uccidere batteri e microbi eventualmente presenti nelle acque. È ampiamente usato anche nella produzione di prodotti cartacei, insetticidi, coloranti, vernici, prodotti petroliferi, plastica, farmaci “salvavita”, tessuti, solventi e in molti altri prodotti di consumo.
Il cloro è un elemento molto importante della chimica di base e svolge un ruolo insostituibile in moltissimi processi di produzione e trasformazione industriale.
A seconda dei differenti periodi storici, l’evoluzione della storia e della tecnologia umana è stata caratterizzata dalla conoscenza e dall’utilizzo di differenti elementi chimici e materiali.
La chimica del cloro, con le sue scoperte e la sua evoluzione, ha rappresentato il ponte naturale tra gli elementi “storici” e quelli recentemente scoperti.
Gran parte del progresso sociale e tecnologico si deve infatti allo sviluppo della chimica e, in particolare, a quella del cloro, l’unico modo – ad oggi conosciuto – per ottenere gran parte dei prodotti e dei materiali innovativi di cui disponiamo e per garantire le risorse (acqua, cibo, energia) necessarie al sostentamento di tutti noi.
L’utilizzo del cloro è stato introdotto, per la prima volta, verso la fine dell’800, per impedire la diffusione di malattie a trasmissione idrica come il tifo, il colera, la dissenteria e la gastroenterite.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la clorazione dell’acqua potabile è stato uno dei progressi più significativi nell’azione di tutela della salute pubblica: oggi il 98% dell’acqua potabile in Europa è soggetta a clorazione.
È sempre grazie al cloro se le nostre nuotate in piscina sono salve. La chimica, e in questo caso specifico il cloro, ci viene in soccorso impedendoci di nuotare in acque potenzialmente infette.
La domanda sorge spontanea: come viene clorata l’acqua? Con l’utilizzo di ipocloriti di sodio e di calcio, sostanze che a temperatura ambiente si presentano in forma solida e che possono essere disciolte in acqua.
L’ipoclorito di sodio, oltre a essere presente in alcuni prodotti disinfettanti che abbiamo in casa, come le candeggine, viene utilizzato per la clorazione delle piscine.
I sali di cloro e ipoclorito reagiscono con l’acqua e producono un composto chiamato acido ipocloroso. Questo è un acido relativamente debole, ma anche un forte agente ossidante, ed è responsabile degli effetti battericidi dell’acqua clorata, influendo sulla membrana cellulare dei batteri, sopprimendo la funzione metabolica della cellula, impedendo la replicazione del DNA e alle proteine nelle cellule di raggrupparsi insieme.
E voi, lo sapevate che anche mantenere una piscina sicura e pulita è questione di chimica?