Forse non sai

Che bellezza!

La scienza dell’arcobaleno

1 giugno 2023

Vi è mai capitato, dopo un improvviso temporale estivo, di ritrovarvi ad ammirare un fulgido arcobaleno?

 

La derivazione latina di questo termine è arcus pluvius e significa “arco piovoso”: pur senza conoscere l’origine scientifica di questo fenomeno ottico atmosferico, infatti, i nostri antenati compresero subito come l’arcobaleno fosse collegato alla pioggia o, per lo meno, all’acqua nebulizzata.

 

Qual è, quindi, la scienza che sta dietro a questo particolarissimo fenomeno? Scopriamolo insieme!


5 min






Forse non sai

Che bellezza!

La scienza dell’arcobaleno

1 giugno 2023


Vi è mai capitato, dopo un improvviso temporale estivo, di ritrovarvi ad ammirare un fulgido arcobaleno?

 

La derivazione latina di questo termine è arcus pluvius e significa “arco piovoso”: pur senza conoscere l’origine scientifica di questo fenomeno ottico atmosferico, infatti, i nostri antenati compresero subito come l’arcobaleno fosse collegato alla pioggia o, per lo meno, all’acqua nebulizzata.

 

Qual è, quindi, la scienza che sta dietro a questo particolarissimo fenomeno? Scopriamolo insieme!


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Una storia lunga secoli

Anticamente – secondo i miti scandinavi – l’arcobaleno, denominato ponte di Bifrost, rappresentava il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mentre i greci vedevano in questo fenomeno un legame tra cielo e terra.

 

Una leggenda irlandese, forse ben più conosciuta, è quella della pentola d’oro e del leprechaun, il popolare gnomo del folklore irlandese, ciabattino di professione e amante degli scherzi a ladri e avari. Secondo il mito, questo gnomo irlandese viveva in solitudine, custodendo una grande pentola piena d’oro – nascosta proprio alla base dell’arcobaleno, impossibile da raggiungere – simbolo della chimera che spinge a gli umani a desiderare ciò che non si può possedere.

Una tavolozza di colori riflessa nel cielo

…rimanea distinto di sette liste, tutte in quei colori onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto

Così Dante descriveva il fenomeno dell’arcobaleno in una terzina del Purgatorio.

 

Nel 1637, Cartesio scoprì che l’arcobaleno originava dalla luce del sole e si scomponeva in numerosi colori, complice la pioggia. Fu poi Isaac Newton a collegare i colori percepiti in un arcobaleno alle note di una scala musicale, convincendo gli scienziati di tutta Europa che i colori percepiti fossero sette.

 

In realtà ogni tonalità, fondendosi in continuità a quella successiva, lascia libera interpretazione in chi ammira questo incredibile fenomeno.

 

L’evanescenza di un fenomeno multicolor

Qual è la scienza che si cela dietro la bellezza dell’arcobaleno? Forse la risposta è meno romantica di quanto vi aspettereste, ma sicuramente affascinante.

Durante o dopo un temporale, ma anche vicino a una cascata o a una fontana, è possibile intravedere un arcobaleno quando la luce del sole – cioè le diverse lunghezze d’onda della luce che ci appaiono come luce bianca – attraversa le gocce d’acqua.

 

Nello specifico, la porzione di luce che entra in ogni gocciolina viene “deviata” e, grazie a un fenomeno ottico, ogni componente della luce viene rifratto con angoli leggermente diversi l’uno dall’altro, creando un suggestivo spettro di colori. Le goccioline di pioggia sono come tanti piccoli prismi ottici, capaci di scomporre la luce bianca in un “ventaglio” di luci multicolor, dal rosso al violetto.

 

L’arcobaleno ci appare come un ponte continuo tra cielo e terra, ma è un fenomeno “evanescente” che si sposta – quasi come fosse in cerca del luogo perfetto in cui mettere radici – e si manifesta quando ci troviamo a 40/42° rispetto alla direzione dei raggi che incidono sulle gocce.

 

E voi lo sapevate che anche questo fenomeno iridescente è una questione di scienza?

Fonti:

L’arcobaleno come si forma