Scopriamole insieme, partendo proprio dall’intuizione di un brillante giornalista ungherese, László Bíró che per esigenze di mestiere aveva bisogno di scrivere velocemente e la penna stilografica usata all’epoca richiedeva continue ricariche di inchiostro e un’attenzione particolare alle macchie, molto frequenti.
Serviva uno strumento che utilizzasse l’inchiostro dei giornali (che si asciugava in fretta) e un meccanismo simile a quello dei rulli di carta che lo trasferivano sui fogli.
L’ispirazione arrivò da un gruppo di bambini che giocavano con le biglie: le sfere, uscite dalle pozzanghere, lasciavano al suolo una striscia umida e regolare. Con il supporto del fratello György, un chimico, si concentrò sull’inchiostro per cercare di produrne uno che avesse la giusta viscosità per scorrere agevolmente sulla sfera e allo stesso tempo che fosse in grado di asciugarsi rapidamente. La combinazione di un inchiostro ad alta viscosità con un meccanismo a sfera fu vincente!
Da allora la penna a sfera ha subìto continue evoluzioni ed adattamenti…
Ma com’è fatta oggi una penna?
Innanzitutto è composta da una punta con una sfera all’estremità il cui diametro varia dai 0.38 ai 1.6 millimetri. La punta solitamente è fatta in ottone, alpacca, plastica o acciaio inossidabile.
Il passaggio dell’inchiostro dalla punta alla sfera avviene grazie al rotolamento della sfera stessa al suo interno che prende l’inchiostro e, muovendosi, lo trasferisce sulla carta.
Quasi tutti gli inchiostri delle penne a sfera sono costituiti da uno o più pigmenti colorati o coloranti disciolti o sospesi in un solvente (solitamente olio o acqua). Ulteriori composti chimici come acido oleico e alchil alcanolamide vengono aggiunti per semplificare il processo di scrittura: servono infatti per mantenere fluido l’inchiostro che scorre dalla penna e rendono i colori vibranti.
Ci sono centinaia di variazioni sulle formule di inchiostro. L’inchiostro della penna a sfera è composto in genere da particelle di colorante o pigmento – nero carbone per penne nere, eosina per rosso, cristallo viola e ftalocianina blu per la classica penna blu – sospeso in un solvente di olio o acqua. Il più comune degli oli è l’alcool benzilico o il fenossietanolo, che si mescola con i pigmenti o i coloranti per creare un inchiostro liscio e vibrante che si asciuga rapidamente.
Si ringrazia il Professor Maurizio Masi, Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano