La chimica è...

Chimica inside

Il giornale

12 marzo 2020

Davvero si può vivere senza chimica? Non perdete l’appuntamento con la rubrica #chimicainside, un viaggio per scoprire che la chimica ci viene in aiuto in tanti oggetti della vita quotidiana, anche se non lo sappiamo.
Anche se sembra un’abitudine scomparsa, leggere i quotidiani o i magazine è una consuetudine ancora molto diffusa, anche tra i più giovani.
La nostra rubrica #chimicainside oggi ci porta tra le righe di un giornale, per capire quanta chimica c’è nella sua struttura.


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Carta

La carta è un materiale costituito prevalentemente da cellulosa, un composto organico naturale polimerico di natura polisaccaridica. All’interno delle fibre vegetali le molecole della cellulosa sono aggregate in fasci ordinati di microfibrille. Le fibre sono cementate da componenti non cellulosici quali lignina, emicellulose e pectine, disposte in lamelle nella parete primaria e secondaria della cellulosa.

Sebbene la materia prima della carta di giornale possa essere prodotta a partire da tutte le fibre vegetali, dal punto di vista commerciale la fonte primaria è il legno.
Per la produzione della carta da stampa si utilizza prevalentemente pasta ottenuta per via meccanica, alla quale viene aggiunto un 20-40% di pasta chimica. La pasta meccanica si ottiene a partire dal legno tramite una serie di processi che portano alla formazione di una sospensione di fibre di cellulosa, nella quale sono presenti tutte le impurità del legno. Vengono inoltre aggiunti dei componenti accessori – resina ed inerti – allo scopo di implementare la resistenza, l’opacità, l’inchiostrabilità e l’apparenza estetica della carta da stampa.





Inchiostro

Gli inchiostri destinati alla stampa differiscono da quelli per la scrittura perchè contengono una vernice che funziona come mezzo per fissare la sostanza colorante sulla carta. In passato questa vernice era costituita essenzialmente da olio di lino, oggi invece è a base di resine sintetiche.

Gli inchiostri per la stampa moderna sono molteplici e differiscono in base alle esigenze del processo di stampa cui sono destinati.
Possono genericamente essere divisi in:

  • inchiostri per giornali, che contengono ingredienti di bassa qualità che rispondono all’esigenza di breve durata di questo mezzo di comunicazione;
  • inchiostri tipografici per incisioni o altre stampe pregiate, che contengono non solo sostanze coloranti di più elevata qualità ma anche vernici di qualità all’olio di lino;
  • inchiostri per la stampa a colori, che contengono pigmenti naturali o di sintesi;
  • inchiostri per l’offset, che contengono vernici a base di olio di lino, un agente essiccante a azione molto veloce e un solvente che li rende molto fluidi e rapidi all’asciugatura.

Nell’inchiostro moderno inoltre si distinguono i pigmenti neri, che sono generalmente neri di carbonio, cioè ottenuti dalla combustione controllata di oli minerali e di gas naturali e per questo indicati comunemente come nerofumo; i pigmenti bianchi, suddivisi in trasparenti e opachi, cioè coprenti, usati per esempio per ottenere tinte pastello. I pigmenti colorati sono per lo più inorganici, cioè prodotti per via sintetica.

Nella stampa un buon legante deve distribuire i pigmenti in modo omogeneofar aderire l’inchiostro alla carta attraverso il complesso meccanismo dei rulli e delle matrici e resistere, una volta fissato, alle possibili deformazioni. Molto dipende dai componenti del legante: gli inchiostri grassi, usati nella stampa offset, hanno come leganti oli vegetali (per esempio olio di lino) o minerali (ricavati dal petrolio) mentre gli inchiostri cosiddetti “liquidi” usati nella stampa rotocalco e flessografica ne sono del tutto privi e preferiscono solventi volatili come l’acetato di etile e gli alcoli.





Stampa

Giornali e riviste sono ormai universalmente prodotti tramite il processo di stampa litografico offset, una tecnica di tipo planografico nella quale parti stampate e non giacciono sulla stessa lastra di stampa. Il processo si basa sulla diversa tensione superficiale fra aree atte a ricevere l’inchiostro e le zone che ne devono rimanere prive, formando punti inchiostro-ricettivi e aree acqua-ricettive. L’intensità del colore dipende dalla quantità di inchiostro trasferito sulla carta.
Si ringrazia il Professor Maurizio Masi, Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano