La chimica affonda le sue radici storiche nell’antichità, da un lato con la comprensione di tipo empirico della materia (per esempio durante la produzione del vino e della birra oppure durante la concia e la tintura) e dall’altro lato con le idee dei filosofi greci sulla natura stessa della materia.
L’evoluzione della chimica continua con la nascita dell’alchimia, la progenitrice della chimica moderna, e con i (futili) tentativi degli alchimisti di tramutare in oro il piombo e altri metalli comuni.
La transizione dall’alchimia alla chimica inizia nel 1661 con lo scienziato irlandese Robert Boyle e la sua opera «Il chimico scettico», considerata da molti come il primo libro di chimica.
Tuttavia, l’appellativo di «padre della chimica moderna» va attribuito al chimico francese Antoine Lavoisier.
Grazie ai suoi esperimenti sulla combustione (tra i primi di tipo quantitativo), e la legge della conservazione della massa che ne derivò, spazzò via concetti del tutto errati, come la teoria del flogisto (un’ipotetica sostanza imponderabile che si sarebbe dovuta liberare nella combustione o nella calcinazione dei metalli).
Durante i suoi esperimenti Lavoisier investigò anche sulla composizione dell’acqua, e fu lui a battezzare i suoi componenti come ossigeno e idrogeno includendoli poi in quello che sarebbe stato il primo tentativo di schematizzazione gli elementi chimici, ossia una lista di 33 elementi raggruppati in gas, metalli, non-metalli e metalli terrosi. La lista fu pubblicata nel 1789 nel suo «Trattato di chimica elementare», con il quale diede al mondo una visione unificata della conoscenza della chimica.
La parola «chimica» è spesso associata nella mente degli individui a qualcosa di pericoloso e di nocivo, a differenza del «naturale» che nell’immaginario comune è considerato automaticamente salutare e privo di rischio.
Sebbene in passato l’immagine della chimica non è sempre stata così negativa, bensì era associata ad elementi di benessere, a poco a poco fattori come l’inquinamento delle grandi città, l’uso dei gas tossici (specialmente cloro, fosgene e yprite) durante la Prima guerra mondiale influenzarono negativamente l’opinione pubblica.
Inoltre, singoli eventi come le tragedie di Seveso, Bhopal o Chernobyl ebbero grande impatto emotivo sulla popolazione, aumentando la diffidenza nei confronti di questa scienza. L’ansia e il timore verso tutto ciò che è chimico è direttamente legato agli effetti avversi delle sostanze chimiche, ma questo non dipende assolutamente dal procedimento utilizzato per sintetizzarle, piuttosto solo dalle loro caratteristiche intrinseche e dalla dose. Ma di questo parleremo nel prossimo post.
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