Conosciuto fin dal Medioevo come componente del tartaro emetico, o tartrato di antimonio e potassio, veniva utilizzato come “purificatore” dell’organismo per la sua capacità emetica (ovvero di indurre il vomito).
Un rimedio molto apprezzato dai grandi bevitori, che lasciavano tutta la notte un sorso di vino in una coppa di antimonio da bere al mattino per smaltire i postumi della sbornia, rendendo il risveglio meno…pesante! Gli acidi del vino e l’acido tartarico scioglievano un po’ di antimonio, producendo così il composto emetico.
Nel diciottesimo secolo veniva somministrato non solo come emetico, ma anche per trattare altre patologie.
A farne uso fu il grande compositore Wolfgang Amadeus Mozart, che morì forse proprio a causa di questa cura. Sembra infatti che il suo medico gli avesse prescritto l’uso dell’antimonio per curare la sua pesante depressione, dovuta ai debiti che lo assillavano e alle tante delusioni professionali.
Purtroppo la dose terapeutica era assai vicina a quella letale (circa 100 mg) e le conseguenze non furono quelle sperate.
Mozart fu preso da un’improvvisa febbre e morì in pochi giorni, proprio mentre stava scrivendo il Requiem (commissionato da un misterioso straniero?).
Quando si dice…un’infausta coincidenza!
I nostri consigli di lettura, da cui abbiamo preso spunto:
“Molecole in mostra. La chimica nascosta nella vita quotidiana”, di John Emsley
“Il cucchiaino scomparso”, di Sam Kean
Fonte: www.chimica.unibo.it
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