Forse non sai

Chimica inside

Space Chem

4 ottobre 2019

Dal 4 al 10 ottobre si celebra la Settimana mondiale dello Spazio, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e definita ufficialmente come “una celebrazione internazionale della scienza e della tecnologia, e il loro contributo al miglioramento della condizione umana”.


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Un imprevisto spaziale

Come tutte le storie che si rispettino, anche quella dell’esplorazione spaziale è stata segnata da qualche intoppo: avete mai sentito parlare di Alexei Leonov? Oltre 50 anni fa, nel 1965, il cosmonauta russo entrò nella storia come il primo uomo ad aver camminato nello Spazio.

Pur segnando un punto indimenticabile nella timeline dell’esplorazione spaziale, la sua non fu affatto un’impresa semplice: dopo aver mosso i primi passi nello Spazio, pronto a tornare nella propria capsula, Leonov si accorse che qualcosa nella sua tuta non funzionava a dovere. Il  vuoto assoluto presente nello Spazio aveva fatto gonfiare la tuta al punto che l’astronauta riuscì a malapena a rientrare all’interno dell’airlock. A causa del difficile rientro e di tutte le manovre successive per liberarsi della tuta in sicurezza Leonov perse ben 6 kg in poche ore!

Chimica della tuta spaziale

Camminare nello spazio non è davvero una passeggiata….sotto una pioggia di micrometeoriti, con temperature che oscillano tra i 120°C e i -156°C senza avere l’equipaggiamento adatto, sarebbe un’impresa impossibile.
Per affrontare situazioni estreme ci viene in aiuto, ancora una volta, la chimica. Le fibre sintetiche di cui è composta la tuta spaziale, infatti, proteggono il corpo degli astronauti, consentono loro di muoversi nel modo più agevole possibile e garantiscono una gestione ottimale della temperatura corporea.
La poliammide rivestita di un elastomero cloroprenico previene gli strappi e  permette di conservare la corretta forma della tuta spaziale; polimeri aramidici e tetrafluoroetilenici la rendono tenace, ignifuga e idrorepellente; un’altra fibra e un film alluminizzato, entrambi ottenuti dal PET, offrono protezione dalle micrometeoriti e riflettono i raggi solari.

Le tute del futuro

E tutto quel bianco? No, non si tratta di una scelta casuale, dettata dal gusto degli stilisti di Cape Canaveral 🙂  Il colore bianco serve per rendere ben visibili gli astronauti nell’oscurità dello spazio.

Ma le tute pressurizzate grandi e senza forma sono ormai destinate alla soffitta della NASA. Cosa indosseranno quindi gli astronauti nelle prossime spedizioni? Presentate al Congresso degli Stati Uniti in occasione delle celebrazioni per i 50 anni dello sbarco sulla Luna, le nuove tute saranno più comode e leggere per consentire agli astronauti di muoversi più facilmente e potranno essere utilizzate sia per le passeggiate spaziali che per le future missioni sulla Luna e Marte.
La chimica è un’alleata importante per garantire le migliori condizioni di vita e di operatività in ambienti estremi (e non solo!), sulla Terra e nello Spazio!
Se avete voglia di approfondire le vostre conoscenze spaziali, ecco qualche sito utile:

 

Fonti

avamposto42.esa.int