Il primo passo verso un riciclo davvero efficace si chiama ecodesign. Significa progettare un oggetto pensando – oltre ad altri aspetti – anche già al suo fine vita, con caratteristiche che lo rendano più facile da recuperare e riciclare.
È un approccio che permette di aumentare la percentuale di materiale che può essere reimmesso nel ciclo produttivo. In altre parole, meno spreco, più risorse! Una volta che la plastica viene effettivamente riciclata, entra in scena un’altra sfida: utilizzarla in nuovi prodotti e misurare quanto materiale riciclato è effettivamente presente nei prodotti.
Il tipo di riciclo più diffuso e utilizzato è quello meccanico: qui la plastica viene selezionata, lavata, macinata, fusa e ridotta in piccoli pezzettini omogenei. Essendoci un unico tipo di materiale alla fine del processo, il calcolo del quantitativo di plastica si basa su un’evidenza fisica, lineare e univoca, anche se non misurabile analiticamente.
Infatti, se in un macchinario si inseriscono 70 kg di plastica vergine e 30 kg di plastica riciclata, nel prodotto finale sarà presente circa il 30% di materiale riciclato, al netto di eventuali rese del sistema.
I calcoli si complicano, invece, nel caso del riciclo chimico, che si basa su una famiglia di tecnologie fornita dalla chimica a supporto dell’economia circolare dei materiali plastici. Tra queste, nel caso specifico delle tecnologie da pirolisi, ad esempio, la plastica viene scomposta in catene corte di molecole (produce un “olio da riciclo”, o “olio da pirolisi”), da cui si può ottenere anche plastica “nuova”, indistinguibile per caratteristiche e qualità dalle plastiche tradizionali.
L’olio da riciclo viene usato insieme a una quota di materia prima vergine per alimentare gli impianti che producono i cosiddetti “building blocks” (i “mattoncini” di base per fare i materiali plastici”) e non è tecnicamente possibile, analizzando i singoli output, identificare univocamente quanta materia prima da riciclo vi sia contenuta all’interno. Quindi… come si fa a quantificare quanta plastica riciclata è davvero presente nel prodotto?
La risposta la troviamo in una metodologia di calcolo: il mass balance, appunto.
Il concetto di bilancio di massa (mass balance) funziona così: sappiamo quanta materia prima entra in un sistema di produzione di nuova plastica (compresa la quota di materiale proveniente da plastica proveniente da riciclo chimico), conosciamo i passaggi produttivi, le perdite e le rese dei processi. A questo punto, in base alla quota di materia da riciclo chimico immessa nel processo e ad alcune assunzioni di base (ad esempio, escludendo gli stream che sappiamo già saranno usati per produrre energia, come le benzine), si può attribuirne la percentuale nel prodotto finale.
Esistono certificazioni e standard, basati su metodologie specifiche, che rendono questo sistema trasparente e affidabile. È così che si riesce a dare un numero credibile – e verificabile – al contenuto di plastica riciclata, anche quando non si vede.
Per capire meglio cos’è il mass balance, ecco un esempio semplice.
Volendo preparare sia una torta salata che un dolce, avete comprato due pacchi da 4 di uova diverse per produttore e origine e, una volta tornate a case, le avete messe assieme sfuse, rendendo impossibile distinguere tra loro le uova, dato che apparentemente sono tutte uguali.
Seguendo le rispettive ricette, iniziate a preparare due impasti: prendete un numero noto di uova (esempio 3), aggiungete tutti gli altri ingredienti previsti, mescolate e cuocete sia una torta che dei biscotti. Siete curiosi e vi piacerebbe sapere quale tipo di uova avete usato nei cibi preparati, ma è impossibile conoscere esattamente da quale pacco avete preso le uova all’inizio; eppure, sapendo le quantità iniziali dei due tipi di uova, si può “attribuire” la percentuale di uova di un tipo o dell’altro (1 uovo vecchio, 2 uova nuove) a ciascuna preparazione.
Questo è esattamente ciò che fa il mass balance: calcola le proporzioni, al netto delle perdite, in modo preciso anche quando i materiali originali non sono più distinguibili.
Il mass balance ci insegna che la trasparenza non passa sempre da ciò che si vede, ma da ciò che si può dimostrare. È uno strumento fondamentale per garantire che il riciclo – anche quello più complesso come quello chimico – sia reale, tracciabile e comunicabile al consumatore.
La chimica, ancora una volta, non solo ci offre soluzioni… ma, unita ad altre scienze, sa anche fare i conti!
Per saperne di più guarda la puntata “Dai rifiuti alle risorse. Una nuova vita alle plastiche” della serie di video-podcast “Formule di futuro”