Dal blu intenso al bianco, dal modello classico a quello ultra slavato, il jeans è simbolo di comodità, stile, anticonformismo.
Fu inventato dal sarto Jacob Davis nel 1871 e brevettato poi da Levi Strauss pochi anni dopo. Il termine “jeans” sembra derivare da jean, una storpiatura di Jeane o Jannes, antico termine francese per indicare la città di Genova, dove si dice che già nel XV secolo i marinai utilizzassero un tipo di fustagno di colore blu, il “blue jeans” appunto, per fabbricare i sacchi per le vele delle navi e per coprire le merci nel porto.
A voler essere precisi, “jeans” indica il taglio, mentre il tessuto con cui vengono storicamente confezionati i pantaloni è il denim, nella sua più comune versione color indaco. L’ indaco, sostanza colorante di origine vegetale, ha molecole molto stabili, che però non si fissano sulle fibre e si depositano tra di loro in forma di granuli microscopici.
Questo fatto lo rende poco resistente ai lavaggi: per questo, con il tempo, i jeans perdono colore. Quando si parla di moda però non c’è limite alla creatività e un “difetto” può rivelarsi una caratteristica vincente: l’effetto scolorito e slavato dei jeans, infatti, è molto richiesto!
Dall’inizio degli anni novanta, la versione “vintage” è diventata popolarissima, per cui le industrie tessili hanno cercato metodi, sempre più avanzati ed efficaci, per ammorbidire e invecchiare il tessuto, con lo scopo di dare ai pantaloni un aspetto “usato”, anche se appena usciti dalla fabbrica.
- Un esempio di trattamento, anche se ormai poco utilizzato, è lo stonewash (letteralmente “lavato con pietra”), un lavaggio con pietra pomice applicato soprattutto sulle parti di tessuto corrispondenti alle ginocchia, che tendono di solito a consumarsi per prime.
- Un processo invece molto comune oggi è il finissaggio, meccanico o chimico, che consiste in una alterazione della struttura dei tessuti per apportare miglioramenti qualitativi o estetici. Gli ausiliari chimici utilizzati nel finissaggio chimico possono essere ammorbidenti, disperdenti, resine acriliche, poliuretaniche e gliossaliche.
- Sempre più diffuso è anche l’impiego di enzimi cellulasi, ovvero particolari miscele di enzimi, opportunamente formulate con altri composti chimici di base e con ausiliari (sali tamponanti, tensioattivi, agenti disperdenti e altri), la cui azione ammorbidisce in maniera permanente un tessuto particolarmente “duro” come quello del jeans, oltre a conferirgli quell’aspetto invecchiato, grazie ad un parziale distacco dell’indaco dovuto all’azione della cellulasi combinata con l’abrasione meccanica, con un notevole risparmio di acqua e energia.
Adesso che abbiamo capito qual è il segreto dell’effetto “vintage” dei nostri jeans, non ci resta che trovare l’abbinamento perfetto!
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