La chimica è...

Chimica inside

Gli evidenziatori

15 settembre 2022

C’è chi li ha usati tutta l’estate per preparare gli esami di settembre, chi invece è tornato a usarli da poco con la riapertura delle scuole e chi preferisce quelli pastello a quelli fluo… il mondo degli evidenziatori è popolato da fanatici della cartoleria o anche da chi li usa per pura comodità.

 

Ma quanta chimica c’è dentro a questo oggetto che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo utilizzato per sottolineare una frase o un concetto che proprio non potevamo permetterci di dimenticare? Spoiler: tanta!


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La storia del pennarello fluo: l’evidenziatore

La storia degli evidenziatori, pennarelli dai colori fluorescenti, è abbastanza recente. Il primo esemplare fu inventato nel 1963 da Francis Honn e commercializzato dalla Carter’s Ink Company con il nome Hi-Liter. Ma è a un’azienda tedesca che questo oggetto di cancelleria deve la sua fama: è il 1971 quando nasce il super pennarello a colori fluorescenti, ancora oggi presente negli astucci e sulle scrivanie di tutto il mondo.





Una scelta arcobaleno

Se da una parte l’evidenziatore giallo è da sempre quello più venduto e utilizzato, dall’altra tutti i colori in commercio sono stati in grado, nel tempo, di ritagliarsi la propria fetta di affezionati utilizzatori. Sapevate infatti, che a seconda del colore di inchiostro, i coloranti utilizzati sono differenti?

 

Per ottenere il tanto amato giallo, ad esempio, si usa la piranina, C16H7Na3O10S3, un colorante fluorescente idrofilo appartenente alla famiglia degli aril solfonati e, in alternativa, la fluoresceina C10H12O5. Lo xantene, composto organico eterociclico C13H12O e capostipite di una classe di coloranti denominati xantenici (ai quali appartiene anche la fluoresceina), viene impiegato per ottenere l’arancione, insieme alla cumarina C9H6O2, composto aromatico appartenente alla classe dei benzopironi. Per il rosa e il rosso si usa invece la rodamina, C28H31ClN2O3, adoperata anche in campo istologico. Con il trifenilmetano, (C6H5)3CH, si possono ottenere ben tre colori, il rosso, l’azzurro e il verde. Mentre nell’azzurro il trifenilmetano viene adoperato insieme a sostanze schiarenti come i derivati anionici dello stilbene; nel verde si associa a un inchiostro costituito da pirene, C16H10, un idrocarburo policiclico aromatico costituito da quattro anelli benzenici condensati.

 

Nonostante negli anni ’80-’90 gli unici evidenziatori in commercio fossero quelli fluorescenti, col tempo le tinte si sono attenuate, fino ad arrivare agli anni 2000 dove la scelta si è arricchita da proposte color pastello.





Non solo di coloranti vive l’evidenziatore

Le cartucce di inchiostro, all’interno del nostro evidenziatore, sono in poliestere e, a differenza di quanto si potrebbe pensare, costituite solo per il 5% da colorante. La rimanente parte d’inchiostro è costituita da altri ingredienti, quali il glicole etilenico e l’acqua. A questi è possibile aggiungere anche un biocida che ha il compito di prevenire la proliferazione di funghi e batteri.

 

Questa cartuccia di inchiostro è inserita all’interno di un corpo in PVC, che può essere di dimensioni differenti con una punta in poliestere. Negli ultimi anni è proprio la grandezza della punta a dettare le mode tra gli evidenziatori: c’è chi preferisce il tratto non troppo grosso e asciutto e chi, invece, uno più deciso e carico di inchiostro… insomma ce n’è per tutti i gusti e le necessità.





Perché gli evidenziatori sono fluorescenti

Scoprire quali sono gli ingredienti all’interno dei nostri evidenziatori è molto interessante, ma ancora più affascinante è capire il motivo che induce le sostanze chimiche a produrre questi colori fluorescenti.

 

Alla base di tutto c’è un’interazione tra luce e struttura chimica. In generale, le sostanze colorate contengono molecole con gruppi cromofori responsabili del colore perché assorbono specifiche radiazioni elettromagnetiche a lunghezze d’onda nell’intervallo visibile dello spettro.

 

La particolarità degli inchiostri utilizzati negli evidenziatori è quella di assorbire radiazioni elettromagnetiche sia nel campo della luce visibile sia in quello della luce ultravioletta. Quest’ultima, rispetto a quella visibile, ha un’energia maggiore: per questo gli elettroni presenti nei gruppi cromofori sono eccitati a uno stato di energia più alto e, ricadendo poi allo stato fondamentale, emettono l’energia assorbita sotto forma di luce che cade nel campo del visibile.

 

E ora che gli evidenziatori non hanno per voi più segreti, diteci, qual è il colore che preferite utilizzare quando studiate o lavorate?

 





Fonti CompoundChem.