Leggere, documentarsi e pensare molto: questi sono gli ingredienti che hanno reso grande il lavoro di Piero Angela e che lo hanno fatto diventare fonte di ispirazione per tanti giovani divulgatori che, seguendo il suo esempio, hanno deciso di mettere il proprio sapere al servizio del grande pubblico, anche utilizzando i social media.
In un paragrafo del libro, l’autore spiega che ciò che gli ha permesso di capire e di amare profondamente la scienza è stato il metodo. Mentre nelle civiltà del passato mancavano i criteri e le regole utili a separare “i fatti dalle opinioni, le credenze dalle cose provate”, il metodo scientifico ci ha aiutato a separare “il probabile dall’improbabile, il credibile dalla leggenda, il vero dal falso”.
È stato Galileo, genio purtroppo contestato in vita, a sviluppare questo speciale setaccio che, attraverso un controllo sperimentale, ha permesso di selezionare teorie e risultati.
Scienza e tecnologia, di cui ci ha parlato Piero Angela per oltre cinquant’anni nelle sue trasmissioni, nei suoi libri e nei suoi progetti di divulgazione, non sono monadi con un destino indipendente da ciò che le circonda, ma sono fondamentali parti integranti di un sistema complesso.
Un sistema affascinante dove scienza e tecnologia dialogano con l’ambiente, l’educazione, l’informazione, l’energia, la comunicazione: per affrontare la drammaticità e l’urgenza dell’incedere del reale, è necessario “disporre di un quadro d’insieme degli eventi, saper porre e porsi le domande giuste, inquadrare problemi e trovare soluzioni, saper comunicare, individuare connessioni e collegamenti, riconoscere contraddizioni e incompatibilità, aver imparato a imparare.”
“Dieci cose che ho imparato” è il vademecum da tenere sempre a portata di mano: una guida da consultare nei tempi bui per diventare cittadini consapevoli, ma anche un libro da regalare per dare un messaggio di speranza e orientamento a chi si sente confuso.