Secondo questa fantasiosa quanto astrusa teoria, i tempi di decomposizione dei cadaveri si sarebbero allungati, anche di decenni, rispetto al passato: la responsabilità di questo fenomeno sarebbe dei conservanti che mangiamo e che si accumulano nell’organismo nel corso della nostra vita.
Storie del genere circolano dalla metà del secolo scorso e sono nate assieme alla diffusione dei conservanti sul mercato. Negli anni questa fake news è stata ripresa più volte da articoli e riviste, che citavano ricercatori esperti o casi concreti di corpi riesumati in perfette condizioni. Quindi è tutto vero? La risposta – ovviamente – è no.
Vediamo il perché.
Anzitutto, uno sguardo alle fonti: in alcuni casi si tratta di articoli pubblicati da riviste ormai note proprio per le loro notizie fasulle, dove si citano esperti senza mai farne nomi, o che rimandano a fonti che risultano poi irrintracciabili.
Per quanto riguarda l’anomalo processo di decomposizione di alcuni cadaveri, è opportuno ricordare che non si tratta di un decorso omogeneo e costante.
I fattori che lo influenzano sono molteplici: temperatura, umidità, clima, azione dei batteri, stato del corpo e del terreno possono velocizzare o rallentare il processo. Non c’è dunque da stupirsi se alcuni corpi si decompongono più lentamente di altri.
Bisogna inoltre considerare che, in casi particolari, può anche verificarsi il fenomeno della mummificazione naturale (la così detta ‘saponificazione’). Si tratta della formazione di sapone di calcio, chiamato adipocera, che può proteggere il cadavere per lungo tempo. Incredibile, ma vero! Insomma, il mistero dei corpi che si conservano anche dopo anni non è affatto un mistero!
Ma perché si prendono di mira i conservanti? Di cosa si tratta in realtà? I conservanti sono sostanze chimiche naturali o di sintesi in grado di ritardare la degradazione degli alimenti, mantenendo così il prodotto fresco, commestibile, saporito e, soprattutto, sicuro per chi lo mangia. Si dividono principalmente in due categorie: gli antiossidanti, che ritardano l’ossidazione, e gli antimicrobici, che limitano la proliferazione di agenti patogeni.
I loro effetti non sono assoluti e ogni prodotto ha bisogno di precisi conservanti in base alle diverse necessità. Per evitare, ad esempio, lo sviluppo di muffe su cibi freschi, si utilizzano l’acido sorbico o il propionato di calcio, mentre per rallentare la germinazione di spore sulle carni si impiegano sostanze come il nitrito di sodio o il nitrato di potassio.
Per rendere i conservanti sempre sicuri per i consumatori, il loro utilizzo è sottoposto a specifiche limitazioni di quantità. È dunque impossibile che sostanze pensate per proteggere specifici prodotti alimentari, in quantità e tempi limitati, possano avere effetti su un intero corpo umano per anni.
Per rendere possibile la conservazione di un essere umano, un conservante dovrebbe poter mantenere inalterata la sua composizione chimica nonostante la digestione e la conseguente assimilazione nell’organismo, per poi distribuirsi in maniera uniforme su tutti i tessuti senza provocare alcun danno al corpo stesso. Insomma, una bufala da brividi.
La decomposizione è un processo lungo, complesso e condizionato da innumerevoli fattori, che non può certo dipendere da una sostanza prodotta per impedire al pane di ammuffire.
Perciò, se ad Halloween vogliamo spaventarci, possiamo anche sostenere la frottola dei conservanti che ci rendono Zombie: ricordiamoci però che, proprio come i Morti Viventi e Lupi Mannari, si tratta di una storia immaginaria!