Forse non sai

Chimica e società

Lavatrice e detersivi

1 aprile 2021

Ci sono invenzioni che hanno cambiato la nostra vita, ma oggi sono talmente integrate nel quotidiano che quasi non riusciamo a percepirne il valore. Un esempio? La lavatrice!

Dietro quell’oblò pieno di acqua è stata scritta la storia dell’emancipazione femminile. Possiamo ben dire che questo elettrodomestico ha trasformato la struttura della società, facendo alle donne un regalo di inestimabile valore: il tempo. Da dedicare a loro stesse, allo studio, all’informazione, agli interessi, insomma tempo per guardare finalmente il mondo con i propri occhi.


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La porta per l'emancipazione femminile

Oggi le lavatrici sono dappertutto, ma come si faceva prima che le inventassero? Un tempo al bucato si doveva dedicare buona parte della settimana: un lavoro manuale faticosissimo, per secoli riservato esclusivamente alle donne, con notevole dispendio di tempo e di energia.

La prima macchina in grado di sostituire l’uomo (o meglio, la donna) è stata inventata nel 1874 da William Blackstone, un commerciante statunitense deciso a costruire con le sue mani un regalo di compleanno per la moglie. Si trattava di un barile di legno, sul cui fondo era stato fissato un asse, sempre in legno, con sei pioli trasversali. Una volta riempita la vasca di acqua calda, grazie all’uso di una manovella e a un sistema di ingranaggi, era possibile agitare  il tessuto per mezzo dei pioli e così pulirlo. Certo, alleggeriva non poco il lavoro delle lavandaie, ma usurava molto i panni e non era in grado di strizzarli.

L’introduzione del cestello in acciaio risale invece ai primi anni del Novecento;  nel tempo si sono aggiunte tante altre fondamentali migliorie come gli ammortizzatori, i cassetti multipli per detersivi, sbiancanti e ammorbidenti, ma soprattutto il motore elettrico.

Pensate cosa può aver significato poter affidare il bucato sporco in una macchina automatica, dovendo semplicemente attendere che terminasse il ciclo di lavaggio…un sogno! Non a caso, c’è chi pensa che l’invenzione che più ha contribuito all’emancipazione femminile in Occidente sia stata proprio la lavatrice.

I detersivi

Ma che rivoluzione sarebbe stata senza i detersivi? Essi infatti hanno seguito di pari passo l’evoluzione della lavatrice, consentendone un uso sempre più efficiente. 

Fin dai tempi dei Babilonesi era già noto il sapone, per secoli l’unico detergente con proprietà tensioattive ad essere impiegato per pulire. Si trattava però di un articolo di lusso, ad appannaggio di pochi, almeno fino al XIX secolo, quando, a seguito di alcune importanti scoperte in ambito chimico, è iniziata la produzione industriale di questo prodotto. Tuttavia il sapone non è adatto per il lavaggio in lavatrice perché reagisce con la durezza dell’acqua formando un precipitato sui tessuti. I detersivi, come li conosciamo oggi, arrivarono molto dopo.

La loro storia è iniziata solo nel XX secolo ed è stata condizionata da due importanti eventi, le Guerre mondiali. Fu proprio la penuria di alcuni materiali fondamentali per la produzione del sapone (i grassi durante la Prima Guerra mondiale e i grassi e l’olio durante la Seconda) a stimolare la ricerca per trovare alternative sintetiche, di pari passo con l’evoluzione tecnologica e la diffusione della lavatrice.

Negli anni trenta fecero la loro comparsa i primi esempi di polveri per lavare in Germania; nel 1946 fu introdotto negli Stati Uniti il primo prodotto per il bucato totalmente “sintetico” che conteneva una combinazione di tensioattivi di sintesi e di “sequestranti di durezza” (chiamati “builder”). Da quel momento si è aperta la strada allo sviluppo di prodotti efficaci, facili da usare, sicuri per i consumatori e per l’ambiente, sempre più specifici in base alla loro applicazione (bucato, stoviglie, superfici).

Un motore di progresso sociale

D’ora in poi, quando passate davanti a lavatrice e detersivi non guardateli solo come unsemplice commodity della vita di tutti i giorni, ma come un motore fondamentale di progresso sociale!
Per approfondire l’argomento, vi consigliamo la lettura di questo bellissimo articolo  pubblicato su Il Post, a firma di Antonio Pascale, giornalista, saggista e autore televisivo.