A chi spetta allora il merito della scoperta?
A Joseph Priestley, nato il 13 marzo 1733 a Fieldhead, in Inghilterra.
Figlio di un fabbricante di tessuti, da ragazzo studiò lingue nel seminario calvinista di Daventry e svolse il proprio ministero in vari centri dell’Inghilterra, unendo agli studi teologici e filosofici un vivo interesse per le scienze sperimentali, anche come autodidatta. Scoprì l’ossido di azoto, l’anidride solforosa, l’acido cloridrico e l’ammoniaca e, nel 1744, l’ossigeno, che ottenne riscaldando l’ossido rosso di mercurio.
Priestley per i suoi studi sui gas era solito usare una campana di vetro con cui svolgeva molti esperimenti: dopo essersi procurato una bacinella contenente acqua, vi posizionava sopra la campana con all’interno una pianta e un topolino o soltanto un topolino.
Così facendo notava che, quando il topolino era l’unico essere all’interno della campana, questo moriva molto prima rispetto a quando vi era anche la pianta. Da questa osservazione Priestley dedusse che era la pianta a produrre una sostanza in grado di mantenere in vita più a lungo il topolino, l’ossigeno appunto.
Priestely ne capì l’importanza, ma fu Lavoisier a formulare la prima teoria scientifica sul processo della respirazione. Dal 1762 cominciò ad interessarsi vivamente di questioni scientifiche, intraprendendo numerosi studi sulla conducibilità dei materiali.
Anche se molto noto per le sue intuizioni e scoperte negli ambienti accademici e scientifici, non fu mai ben visto per le sue convinzioni religiose e politiche. Nel 1794 si trasferì negli Stati Uniti dove visse fino alla morte, nel 1804.
Priestley ha dato un apporto tale alla conoscenza della chimica da farlo annoverare fra i maggiori chimici di tutti i tempi.