Secondo UN-Habitat, agenzia delle Nazioni Unite il cui compito è favorire un’urbanizzazione socialmente ed ambientalmente sostenibile, garantendo a tutti il diritto ad avere una casa dignitosa, circa il 60% delle persone che vivono nelle aree urbane dell’Africa si trovano in insediamenti improvvisati e, a causa della rapida urbanizzazione, saranno necessarie 360 milioni di case entro il 2050.
Sempre secondo i dati raccolti da UN-Habitat, tra il 1990 e il 2017 i paesi africani hanno importato circa 230 tonnellate di plastica, finite perlopiù in discarica, con gravi conseguenze per l’ambiente.
L’idea alla base del progetto è quella di sfruttare le qualità intrinseche dei rifiuti di plastica recuperati, come flessibilità e robustezza, per creare case forti, durevoli e economiche, cercando di risolvere il problema della carenza di alloggi e al tempo stesso quello ambientale.
Il processo di costruzione prevede la triturazione dei rifiuti di plastica e la loro miscelazione con altri elementi. Gli edifici saranno sviluppati su più piani, avranno una superficie di circa 60 m² e verranno costruiti in stretta collaborazione con le comunità locali.
Finora sono stati realizzati solo 3 prototipi, ma le prime case dovrebbero già essere pronte per l’inizio del 2022. L’obiettivo è di produrre circa 2.800 case all’anno; col tempo si prevede anche la costruzione di centri per rifugiati, scuole, ospedali, ma anche celle frigorifere mobili a temperatura controllata per alimenti e medicinali. Tutti i moduli di costruzione saranno prodotti localmente, creando posti di lavoro e possibilità di guadagno per la popolazione locale.
Per approfondimenti visitate Plastics-themag