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Test Covid: quali sono e come funzionano

2 novembre 2020

Con l’aumento dei casi e l’arrivo della seconda ondata della pandemia da Covid-19, diventa sempre più cruciale riuscire a tracciare gli infetti e i loro possibili contatti e interrompere così la catena di trasmissione del virus.

Ma che differenza c’è tra i vari test esistenti? Qual è il più affidabile? E come funzionano? Noi di fatti, non fake! vogliamo provare a fare un po’ di chiarezza in questo mare magnum di informazioni, con una breve guida per potervi orientare al meglio.


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Test Covid: quali sono e come funzionano





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Test molecolare

Quello attualmente più affidabile per la diagnosi di infezione da coronavirus è il test molecolare. Viene eseguito tramite un tampone (simile ad un cotton fioc) che preleva piccoli campioni di tessuto della mucosa orale e nasale. Il campione ottenuto viene poi trasferito a un laboratorio microbiologico dove sono necessari alcuni step per prepararlo alle analisi.

In primis viene utilizzato un “primer”, ovvero un reagente, che è programmato per riconoscere l’RNA del virus e per agganciarsi a esso. In seguito, il test richiede l’utilizzo di una macchina (simile a una stufetta elettrica) nella quale viene inserito il campione per sottoporlo a un metodo noto come “Reazione a Catena della Polimerasi” (PCR). Questo passaggio risulta determinante poiché, consentendo l’amplificazione dei microrganismi virali, in caso di esito positivo porta il virus a comparire nello stesso materiale biologico di partenza.

L’analisi può essere effettuata solo in laboratori altamente specializzati e laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni, secondo le modalità e le procedure concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Anche secondo l’OMS questo è l’unico test in grado di diagnosticare il Covid, perché analizza l’intera sequenza del virus e ci permette di capire se si tratta di infezione da SARS-CoV-2.

Il test richiede in media dalle due alle sei ore dal momento in cui il campione viene avviato alla processazione in laboratorio; questi tempi ovviamente non tengono conto della grande quantità di campioni attualmente processati, che allungano la consegna dell’esito.

Tampone rapido

Il tampone rapido viene somministrato con la stessa modalità del tampone nasofaringeo classico ma, a differenza di quest’ultimo, non ricerca il genoma virale, bensì la presenza di proteine di superficie del virus, chiamate anche antigeni.

Ecco perché il tampone rapido rientra nella classe dei “test antigenici”. Il risultati del tampone rapido sono molto veloci: in circa 15 minuti si riceve l’esito. Per questo sono stati ammessi per campioni di popolazione molto ampi da testare quasi in tempo reale (per esempio nello screening dei passeggeri in aeroporto e, recentemente, in alcune scuole italiane) allo scopo di monitorare più rapidamente l’eventuale diffusione del virus.

Purtroppo però la velocità ha un costo in termini di sensibilità: se la carica virale è bassa, il test potrebbe risultare erroneamente negativo e non riuscire a rilevare l’infezione anche se è presente. Per questo l’attendibilità di questo esame è ancora relativa e comunque l’eventuale positività di questo test va confermata nuovamente dal tampone molecolare.

Test salivare

Di recente sono stati introdotti anche i test salivari che, come suggerisce la parola, rilevano tracce del virus dalla saliva stessa. Come accade per i tamponi, anche i test salivari possono essere di due tipologie:

  1. test salivare molecolare: rileva il materiale genetico del virus e, come nel caso del tampone classico, richiede la procedura PCR, che deve essere svolta in laboratorio (con tempi più lunghi per ottenere i risultati);
  2. test salivare antigenico: è immediato e, esattamente come nel caso del tampone rapido, può essere elaborato nel giro di una decina di minuti e va a caccia delle proteine di superficie del virus all’interno della nostra saliva. In questo caso la precisione del test è però ancora più bassa, inferiore anche al tampone rapido. Il test salivare è meno invasivo e più economico, ma richiederà ulteriori miglioramenti tecnici prima di poter essere impiegato in modo massiccio.
Test sierologico

Infine, il test sierologico: contrariamente a quanto spesso si pensa, non serve per dare una diagnosi (e dire se una persona sia infetta o meno), ma è in grado di rilevare nel sangue la presenza o meno di anticorpi prodotti in risposta all’infezione.

Allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica non può quindi assolutamente sostituire il test molecolare, secondo i protocolli indicati dall’OMS.

I test sierologici sono utili nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale, in quanto strumento importante per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità. 

Per approfondimenti vi segnaliamo:
Salute.gov.it
HSR.it
Rapporto Covid-19, Epicentro ISS