Il pericolo è una proprietà intrinseca di un fattore, che sia un oggetto, un animale, una condizione o una forma di energia. Significa che quel fattore possiede, in sé, la capacità di provocare un danno, indipendentemente dal fatto che noi gli siamo vicini o lontani, protetti o esposti.
La corrente elettrica a 220 volt, ad esempio, è pericolosa perché può provocare una folgorazione. Non importa che il filo sia appoggiato al muro o avvolto in una matassa: la sua potenzialità lesiva rimane. Allo stesso modo, il fuoco è intrinsecamente pericoloso perché può causare ustioni e dare origine a incendi; uno squalo è pericoloso perché possiede la capacità di attaccare un essere umano; un serpente velenoso lo è perché il suo morso può essere letale. Persino una superficie molto calda, come quella di una piastra rovente o della parete esterna di una caldaia, è pericolosa perché può generare ustioni.
In tutte queste situazioni, il pericolo non dipende da ciò che noi facciamo: è una caratteristica del fenomeno o dell’oggetto stesso.
Il rischio, invece, non è una qualità dell’oggetto o dell’animale, ma una probabilità: la possibilità che quel pericolo si trasformi effettivamente in un danno, tenendo conto del contesto, del comportamento e soprattutto dell’esposizione. Se il pericolo è la capacità di causare un danno, il rischio è la possibilità concreta che quel danno avvenga.
Questa differenza si chiarisce subito se riprendiamo gli esempi citati prima e li osserviamo dal punto di vista del rischio.
La corrente elettrica rimane pericolosa, ma il rischio di folgorazione varia enormemente: toccare un cavo scoperto significa essere direttamente esposti e quindi correre un rischio elevato; lo stesso cavo, se correttamente isolato o lontano dalle mani, riduce quasi a zero – anche se non del tutto – la probabilità che ci accada qualcosa.
Il fuoco mantiene la sua pericolosità in qualunque situazione, ma il rischio cambia: avvicinare la mano a una fiamma espone a un danno immediato, mentre la stessa fiamma racchiusa nella camera di combustione di una caldaia non rappresenta un rischio per chi si trova all’esterno, poiché l’esposizione è completamente impedita.
Anche lo squalo è un ottimo esempio per comprendere il concetto: è pericoloso in quanto potenzialmente aggressivo, ma se lo osserviamo dalla riva non c’è alcun rischio perché non esiste esposizione. Se nuotiamo nel suo stesso tratto di mare, invece, la probabilità di un attacco aumenta; mentre, su una barca stabile o protetta, il rischio si riduce nuovamente.
Lo stesso ragionamento vale nel gesto di aprire la teca di un serpente velenoso. Il serpente è pericoloso anche quando è rinchiuso, ma il rischio è nullo finché il vetro è integro. Nel momento in cui la teca viene aperta, l’esposizione cresce bruscamente e nasce la possibilità reale che il serpente possa mordere.
Così accade anche con una superficie calda: finché rimane coperta da un isolamento adeguato, la sua pericolosità non si traduce in un rischio effettivo; ma se la superficie è scoperta e vi avviciniamo la mano, il rischio di ustione diventa concreto.
In sintesi, il rischio non esiste senza esposizione e questo concetto lo possiamo riassumere con una relazione semplice ma potentissima:
Rischio = Pericolo × Esposizione
Più cresce l’esposizione, più cresce il rischio; se l’esposizione si riduce o viene eliminata, il rischio si abbassa o scompare.
Poiché eliminare i pericoli non è quasi mai possibile, la sicurezza si basa sulla gestione del rischio riducendo o addirittura impedendo l’esposizione. Interrompere il contatto tra il pericolo e la persona esposta significa ridurre in modo decisivo la probabilità che si verifichi un danno.
Le strategie possono essere diverse: isolare fisicamente una superficie calda, racchiudere un fuoco all’interno di una caldaia, mantenere una distanza adeguata da un animale potenzialmente aggressivo, impedire l’accesso a zone pericolose o adottare comportamenti che eliminano la possibilità di entrare in contatto con la fonte di pericolo. Tutte queste azioni hanno un obiettivo comune: non modificano il pericolo, che rimane quello che è, ma riducono il rischio fino a renderlo accettabile.
Comprendere la differenza tra pericolo e rischio significa imparare a osservare il mondo con maggiore lucidità. Il pericolo appartiene alle cose, agli animali: è una loro proprietà e non cambia. Il rischio, invece, riguarda noi, le nostre scelte, la nostra distanza, le nostre azioni e il modo in cui ci esponiamo.
Solo distinguendo ciò che è intrinsecamente in grado di causare un danno da ciò che può davvero accadere in una data situazione, possiamo prendere decisioni sensate, evitare allarmismi inutili e, allo stesso tempo, non sottovalutare le circostanze che richiedono prudenza.
La sicurezza non nasce dall’eliminazione dei pericoli, ma dalla capacità di gestire l’esposizione impedendo che il pericolo si trasformi in un danno. Ed è attraverso questa consapevolezza che possiamo trasformare la conoscenza dei pericoli in comportamenti responsabili, capaci di proteggere noi stessi e gli altri.
Per saperne di più guarda i video “Rischio” e “Pericolo” sono la stessa cosa?
Pericolo e rischio: dal laboratorio alla vita di tutti i giorni