Quando si parla di benessere animale, si intendono sia le grandi produzioni zootecniche sia gli animali domestici e da compagnia.
In Italia il valore del mercato della salute animale si è attestato attorno ai 788 milioni di euro nel 2023, con un tasso di crescita del comparto pari al 4%, trainato in particolare dal settore degli animali da compagnia che ha raggiunto il +7%. Questa fetta di mercato corrisponde a circa il 2% del mercato generale del farmaco, una quota minima se rapportata al mercato della salute umana. I dati sono comunque incoraggianti anche per un altro aspetto: l’andamento degli ultimi anni dimostra che il mercato della prevenzione – ad esempio vaccini e sieri – ha superato quello degli antimicrobici, indicando quindi una maggiore attenzione da parte della filiera veterinaria e della ricerca alla prevenzione rispetto alla terapia.
A conferma di quanto il benessere animale sia un concetto complesso, basti pensare che la sua definizione risale alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale nel 1978, che per la prima volta portò al centro del dibattito internazionale il tema del rispetto verso l’ambiente e tutti gli esseri viventi. In particolare, si fa riferimento alle cinque libertà degli animali, che concorrono a garantire il diritto all’esistenza, alla cura e alla protezione da parte dell’uomo.
Considerando la produzione zootecnica, questo significa prima di tutto investire in ricerca e innovazione in un’ottica virtuosa: la presenza di animali in salute determina, infatti, un minore spreco di risorse (in termini di mangimi, energia e suolo) e una diminuzione dei rifiuti prodotti, arrivando a risparmiare fino al 40% di emissioni di CO2. Agli animali, inoltre, possono essere destinati pascoli di solito difficili da sfruttare per la produzione di altre proteine, favorendo la biodiversità.
Sono quindi diversi i fattori per i quali l’approccio One Health si rende oggi necessario: primo tra tutti la crescita della popolazione mondiale, che si prevede toccherà i 9 miliardi entro il 2050, determinando un aumento dell’urbanizzazione, dell’occupazione del suolo e una maggiore commistione tra uomo e animali, sia selvatici che domestici. Questa crescente interazione fa emergere nuove sfide per la salute pubblica, a cominciare dalle cosiddette zoonosi, malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo o viceversa in modo diretto (per contatto o tramite secrezioni) o indiretto (tramite insetti, altri vettori o cibi contaminati) e che possono determinare lo sviluppo di pandemie.
Per questo, e per la più generale tutela della salute pubblica, la medicina veterinaria ha un ruolo fondamentale e il veterinario svolge azioni di controllo e prevenzione anche per la sicurezza alimentare. Tra l’altro, i farmaci veterinari, soggetti a regolamentazione europea, vengono approvati solo dopo essere stati testati su ognuna delle specie alle quali si rivolgono e valutando sempre gli effetti generati sull’ambiente. A conferma, ancora una volta, di quanto siamo un tutt’uno con ciò che ci circonda.
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