Nacque nel settembre 1791 a Newington nel Surrey in una famiglia piuttosto povera, che non gli permise di avere un’istruzione completa. A quattordici anni divenne apprendista di un rilegatore di libri.
Un giorno un cliente gli regalò dei biglietti per assistere ad un ciclo di conferenze tenute da Humphry Davy, il più famoso chimico dell’epoca, alla Royal Institution di Londra. Un regalo che gli cambiò la vita! Faraday prese 300 pagine di minuziosi appunti delle conferenze, li rilegò e li mandò a Davy con una lettera in cui chiedeva di essere assunto alla Royal Institution come suo assistente. Qualche anno dopo ottenne il posto (si dice che la più grande scoperta di Davy sia stata Faraday stesso!).
I primi lavori di chimica di Faraday risalgono proprio a quel periodo: nel 1823 inventò un metodo molto semplice per liquefare alcuni gas. Nel 1825 analizzò il liquido che si raccoglieva nei portalampade londinesi e scoprì il “bicarburo di idrogeno“, poi denominato benzene (la cui struttura verrà definita dal chimico tedesco Friedrich A. Kekulé nel 1865).
Mentre completava un incarico della Royal Society di Londra per migliorare la qualità del vetro ottico per i telescopi, produsse un vetro con un indice di rifrazione molto elevato che lo avrebbe portato nel 1845 alla scoperta del diamagnetismo. Risale a questo periodo l’invenzione della cosiddetta “gabbia di Faraday”, una struttura al cui interno c’è un campo elettrico costante.
Per questi (ed altri numerosi) successi, molti chimici moderni guardano a Faraday come ad uno dei massimi scienziati sperimentali della storia. Difficile dire se sia stato più un chimico o più un fisico, perché si è applicato con uguale intensità e risultati in entrambi i campi.
Morì nel 1867 in un cottage donatogli dalla Regina Vittoria come segno di riconoscimento per l’apporto che diede al mondo scientifico con le sue scoperte.