Forse non sai

Chimica delle meraviglie

La magia delle lucciole

15 luglio 2024

Durante le serate estive, accade che il buio sia punteggiato da piccoli bagliori intermittenti che sembrano danzare nell’aria. Sono le lucciole, minuscoli insetti che con il loro scintillio affascinano grandi e piccini. Vi siete mai chiesti come fanno a brillare? La risposta sta nella chimica che si cela dietro questo fenomeno naturale.


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La bioluminescenza

Il processo chimico che illumina le lucciole si chiama bioluminescenza. La sua particolare caratteristica, così suggestiva, non appartiene solo a questi piccoli insetti, ma è tipica anche di alcuni pesci, meduse, rettili e funghi.

 

Il bagliore è il risultato di una reazione chimica complessa che avviene nell’addome di questi esseri. Gli ingredienti principali, che lo rendono possibile, sono diversi: una sostanza chiamata luciferina, che funge da “combustibile” per la luce, un enzima, la luciferasi, che agisce come “accendino” per l’attivazione, l’ossigeno, l’elemento chimico che permette la combustione e l’ATP (adenosina trifosfato), una molecola che fornisce energia.

 

Quando la luciferina si combina con l’ossigeno in presenza della luciferasi e dell’ATP, si innesca questa reazione.

Un processo straordinariamente efficiente

Uno degli aspetti più affascinanti di questo fenomeno è la sua efficienza. Mentre una normale lampadina incandescente trasforma molta energia in calore, le lucciole riescono a convertirla in luce, evitando, così, di danneggiare i loro delicati tessuti.

 

Forse non ce lo aspetteremmo, ma la reazione luminosa permette a questi piccoli insetti di comunicare tra loro. I maschi emettono scintillii intermittenti e specifici per attirare le femmine della stessa specie, che a loro volta rispondono con flash caratteristici. Un “dialogo brillante”, essenziale e biologicamente importante per il corteggiamento e la riproduzione.

La scienza delle lucciole: preziosa alleata per la ricerca

La chimica che sta dietro allo sbrilluccichio delle lucciole ha anche applicazioni pratiche. In laboratorio, infatti, la luciferina e la luciferasi sono utilizzate per monitorare l’attività di specifiche cellule o per visualizzare, in modo non invasivo, la progressione di alcune patologie. La bioluminescenza è stata anche utilizzata in esperimenti di imaging per osservare alcuni processi biologici in tempo reale.

 

Questo fenomeno, quindi, è un perfetto esempio di come la Natura utilizzi la chimica per mettere in scena un incantevole spettacolo, ma anche come prezioso strumento per la ricerca scientifica.

 

La prossima volta che vedrete una lucciola, prendetevi un momento per apprezzare la complessità e la bellezza del loro bagliore, una vera e propria danza “chimica”, orchestrata alla perfezione.

Fonti:

National Geographic

Focus