Falsi miti

I falsi miti estivi

29 luglio 2024

L’estate è al culmine e, per chi trascorre le vacanze al mare, riaffiorano anche le credenze popolari che da sempre ci accompagnano sotto l’ombrellone.

Alcune – errate o giuste che siano – sono molto radicate nella cultura popolare italiana: c’è chi pensa ad esempio che sia necessario aspettare almeno tre ore per fare il bagno dopo aver mangiato e chi è convinto che mangiare enormi quantità di carote lo renderà abbronzatissimo. E cosa fare, invece, se mentre nuotate vi punge una medusa? Qualcuno, sicuramente, vi dirà che l’urina è il rimedio che fa per voi!

 

Quanto c’è di vero in tutto questo?


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REALTÀ O FALSI MITI

Quanto tempo deve passare, quindi, per fare il bagno dopo aver mangiato? Fin da piccoli ci è stato raccomandato di aspettare almeno tre ore, a prescindere da ciò che si è consumato a pranzo. Un’attesa che, però, è spesso eccessiva rispetto al tempo realmente richiesto per la digestione di alcuni alimenti.

 

Dott. Cricelli, Presidente Emerito della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie) ci aiuta a fare chiarezza: sono mediamente necessari 20 minuti per digerire un succo di frutta, 30-40 per la frutta e la verdura cruda, 1 ora per i carboidrati, il latte scremato, i formaggi freschi, il pesce, 3-4 ore per una bistecca di manzo, 4-5 per i formaggi stagionati e 5 per la carne di maiale. Anche se non esistono evidenze scientifiche univoche sulla pericolosità nel fare il bagno dopo i pasti, i medici consigliano di evitare di tuffarsi e di immergersi repentinamente nell’acqua fredda o di farlo solo in compagnia di altre persone, che, in caso di possibili congestioni o malori, potrebbero intervenire.

 

In caso di punture di medusa, invece, cosa è opportuno fare? Contrariamente a quanto si pensa, ricorrere all’urina è un rimedio popolare, non supportato da studi empirici. Anche applicare del ghiaccio sulla zona colpita non è una buona idea: oltre a non essere una soluzione efficace, può addirittura peggiorare la situazione, mantenendo più a lungo la tossina nella zona interessata e aggravando l’infiammazione in corso. Secondo gli esperti è quindi necessario lavare la zona coinvolta con acqua calda, circa 40°, non dolce, e applicare poi una crema antinfiammatoria o un gel al cloruro di alluminio per ridurre l’irritazione.

UN POSTO AL SOLE, MA CON CAUTELA

I falsi miti, legati all’esposizione solare, consigliano di consumare alimenti – tra cui le carote, ma più in generale frutta o verdura di colore giallo o rosso – per favorire la produzione di melanina e migliorare in tal modo l’abbronzatura. L’importante, in realtà, non è assumere alimenti o prodotti volti a “stimolare” l’abbronzatura, ma proteggere la pelle da possibili scottature con le creme solari.

Per questo è fondamentale utilizzarle anche sotto l’ombrellone, in acqua, con il tempo nuvoloso, e in tutte quelle situazioni in cui si crede che proteggersi dai raggi UV sia superfluo. È necessario, inoltre, controllare sempre la data di scadenza del solare, spalmarlo frequentemente e in modo accurato su tutto il corpo almeno mezz’ora prima dell’esposizione al sole.

 

E voi, quali tra questi falsi miti estivi conoscevate?

Per approfondire, leggete la bufala del mese “Le creme solari non fanno abbronzare!”

 

Fonti:

Semplicemente Salute