Lo scienziato cui si deve la salvezza di tante vite umane, superando lo spettro della fame e dell’indigenza dei contadini applicò il suo lavoro per la prima volta nella produzione di esplosivi durante la Prima Guerra mondiale.
Dall’ammoniaca, infatti, è possibile ottenere non solo fertilizzanti, ma anche l’acido nitrico (la base degli esplosivi), che la Germania non poteva più importare dal Cile a causa del blocco navale inglese. Fritz Haber, che allora dirigeva il servizio chimico dell’esercito tedesco, infiammato da un ardente spirito patriottico, per uscire da questo impasse e risollevare gli animi dei soldati suggerì di impiegare gas asfissiante a base di cloro contro i nemici, definendolo l’arma del futuro, economica e efficiente, in grado di regalare la vittoria al Reich.
ll gas fu dunque utilizzato nella tragicamente nota battaglia di Ypres del 1915 contro i soldati francesi, causando in pochi minuti un numero altissimo di vittime.
La moglie di Haber, Clara Immerwahr, chimica anche lei, cercò invano di dissuadere il marito, definendo la sua idea una “perversione della scienza”. Quando seppe dello sterminio, Clara si uccise con un colpo di pistola.
La storia ci insegna però che, nonostante le innumerevoli morti provocate dall’uso dei gas durante la Grande Guerra, le armi chimiche non sono state comunque sufficienti ad assicurare la vittoria alla Germania.
Identificato come criminale di guerra, Haber fuggì temporaneamente in Svizzera dopo la fine della guerra. Ma ecco arrivare il colpo di scena! Nel 1918 vinse il Nobel per la chimica per la sintesi dell’ammoniaca. Ritirò il premio solo nel 1920 e in seguito l’Accademia di Stoccolma definì il riconoscimento una “gravissima offesa per tutta l’umanità”.
Quando Hiltler conquistò il potere, il nome di Haber in Germania era già stato riabilitato da tempo. Tuttavia, durante la sua direzione l’Istituto Kaiser Wilhelm per la chimica e l’elettrochimica, essendo di famiglia ebrea fu costretto alle dimissioni quando i nazisti promulgarono le prime leggi razziali. Emigrò in Inghilterra e nel 1934, durante un viaggio, morì a Basilea per un attacco cardiaco, lontano dalla patria che lo aveva rifiutato.
Haber resta una delle figure più controverse nella storia della chimica: da un lato ha assicurato la sopravvivenza di milioni di vite, regalando all’umanità un processo che consente ancora oggi di sostentare quasi metà della popolazione mondiale; d’altro canto, il suo genio fu messo al servizio di un crimine di guerra che la Storia non può perdonargli.