Un chimico? Un letterato? Un patriota?
Francesco Selmi è stato tutto questo (e molto di più!). Visse molteplici vite e in diverse città. Tra Vignola, Modena, Torino e Bologna insegnò fisica, chimica e meccanica, ma si distinse anche come patriota, costretto all’esilio dopo i moti risorgimentali del 1848. Fu tra coloro che nel 1859 contribuirono in maniera decisiva alla cacciata di Francesco V d’Austria-Este da Modena e all’annessione dell’Emilia al Regno d’Italia. Si dedicò attivamente all’organizzazione del sistema scolastico, ricoprendo importanti incarichi presso il Ministero della Pubblica Istruzione.
A Selmi si deve la scoperta delle ptomaine, anche dette alcaloidi cadaverici, ovvero composti organici azotati semplici prodotti dalla putrefazione batterica delle proteine sia di origine animale che vegetale. Egli riuscì a dimostrare che nei cadaveri si potevano trovare alcaloidi, senza che fosse stato necessariamente ingerito veleno da parte del defunto.
Questa scoperta rivoluzionò l’impiego delle prove chimiche nelle cause giudiziarie per avvelenamento, tanto che Selmi fu nominato presidente della Commissione per lo studio della prova generica del venefizio, istituita, dietro sua sollecitazione, dal Ministero di Grazia e Giustizia. Indagini che oggi vengono condotte dalla polizia scientifica, il geniale studioso le portò a termine con successo, contribuendo a salvare diversi imputati da false accuse. Una sorta di agente della polizia scientifica ante litteram!
Oltre che alle ptomaine, la fama di Selmi è legata alla dottrina dei colloidi, della quale può essere considerato a tutti gli effetti il fondatore (merito per molto tempo erroneamente attribuito al chimico Thomas Graham).