Negli anni ’60 due scienziati australiani, I. J. Bear e R. G. Thomas, hanno battezzato il fenomeno, scoprendo che il petricore nasce dall’incontro tra oli prodotti dalle piante e sostanze di origine batterica che impregnano il terreno.
Rimaneva una domanda: come fa questo profumo a sprigionarsi proprio quando arriva la pioggia?
La risposta è arrivata nel 2015 grazie ai ricercatori del MIT, con oltre 600 esperimenti ripresi a rallentatore: quando una goccia colpisce una superficie porosa, intrappola microscopiche bolle d’aria. Queste scoppiano e rilasciano nell’atmosfera aerosol, piccole particelle che trasportano nell’aria le molecole odorose del suolo. La chimica, letteralmente, vola!
Fra le molecole protagoniste c’è la geosmina, un sesquiterpene irregolare prodotto da diverse classi di microbi, che ha un odore terroso e inconfondibile. Il naso umano la intercetta anche a concentrazioni infinitesimali. È la stessa molecola che dà a certi pesci d’acqua dolce un aroma “fangoso”, ma che in piccolissime quantità diventa addirittura un ingrediente prezioso in profumeria, per evocare il ricordo della pioggia.
Accanto a lei, troviamo il 2-metil isoborneolo (MIB): insieme formano la firma chimica del petricore. Ed è proprio questa combinazione a dimostrare come la chimica non sia solo laboratorio e provette, ma anche esperienza sensoriale, emozione, memoria.
Il profumo della pioggia, inoltre, è influenzato dal tipo di terreno. Questa reazione chimica risulta dalla combinazione dei composti organici batterici di cui sopra citati con olii di origine vegetale, prodotti dalla pianta nei momenti di siccità.
La chimica della pioggia non è solo una questione sensoriale: nel deserto, il petricore diventa bussola di vita. Esiste infatti un fenomeno curioso secondo il quale alcune tipologie di cammello, nello specifico i cammelli selvatici della Battriana, riescono a captare i composti batterici che danno origine ai composti come geosmina e MIB, consentendogli di trovare l’acqua fino a 50 miglia di distanza. Nel deserto, lo Streptomyces emana il suo profumo caratteristico, che venendo trasportato dalla brezza può essere raccolto dalle narici ben sintonizzate del cammello.
Ecco allora il fascino del petricore: non un semplice “odore della pioggia”, ma un concerto di molecole, microbi e gocce d’acqua che si incontrano per regalarci un’esperienza sensoriale unica.
La chimica è in realtà un’arte raffinata: è lei a raccontarci che la terra, quando piove, non si limita a bagnarsi… respira e profuma.