Attenzione: i prodotti a base di Kamut contengono glutine, in misura addirittura superiore a quella dei frumenti teneri e a numerose varietà di frumento duro.
Il khorasan, contenuto nel Kamut, è una particolare qualità di grano duro (nome scientifico triticum turgidum, sottospecie turanicum) dapprima coltivato in Iran e poi un po’ in tutta l’Europa del Sud.
La leggenda narra che nel 1949 un pilota americano trovò in una tomba egizia una manciata di semi vecchi di quattromila anni e regalò trentasei chicchi a un amico, Earl Deadman, che li spedì a suo padre, un agricoltore del Montana.
Quei semi vennero piantati e, miracolosamente, trentadue di essi germinarono, consentendo l’avvio di una piccola produzione. Portato in giro per le fiere agricole del Montana negli anni Sessanta come curiosità, quel cereale con i suoi chicchi grandi (il doppio rispetto al frumento comune) venne soprannominato «grano del faraone Tut».
Nel 1977, i Quinn, una famiglia di agricoltori di Big Sandy nel Montana, recuperarono nello scantinato di un amico una scatola contenente quei semi, li seminarono e li moltiplicarono. Nel 1987 Bob Quinn, il più giovane della famiglia, decise di usare un nome egizio per dare un’identità riconoscibile a quel grano e commercializzarlo: kamut. Il 3 aprile 1989 Quinn registrò il nome Kamut e fondò la Kamut International.
Il Kamut, dunque, non è il nome di una specie vegetale, ma un marchio registrato (da qui l’uso obbligatorio del simbolo ® su tutti i prodotti che lo contengono).
Attenzione quindi al consumo di Kamut, che, se soffrite di celiachia, va purtroppo evitato.
Un interessante approfondimento sul blog di Dario Bressanini