Grazie ai ricercatori del dipartimento di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, del dipartimento di Neurologia clinica e comportamentale dell’IRCCS Santa Lucia di Roma e dell’Università dell’Aquila, è stato identificato un legame tra la qualità dei sogni e l’attività di una molecola chiave: la dopamina. Questo neurotrasmettitore, noto per il suo ruolo nei meccanismi di gratificazione e motivazione, modula il modo in cui sogniamo e quanto vividamente ricordiamo il contenuto dei sogni.
Le immagini oniriche più dettagliate e intense, quasi cinematografiche, sembrano collegate a un maggior rilascio di dopamina in due aree centrali del cervello: la corteccia prefrontale mediale e l’amigdala. I sogni più poveri o evanescenti, invece, emergono quando questa attività è meno intensa o alterata.
Un altro studio, condotto all’Università di Padova in collaborazione con la McGill University di Montreal, ha permesso di comprendere meglio la fase del sonno in cui i sogni più vividi prendono forma: la fase REM.
Il sonno umano si compone infatti di una sequenza precisa di fasi REM e non-REM, ciascuna con funzioni fisiologiche specifiche. La fase REM, in particolare, è associata alla rielaborazione della memoria e alla regolazione delle emozioni. La nuova scoperta identifica nel recettore MT1 della melatonina — un ormone che il cervello secerne per regolare il ritmo sonno-veglia — un regolatore specifico della fase REM. È la prima volta che si riesce a isolare un bersaglio molecolare capace di influenzare solo il sonno REM senza intaccare le altre fasi. Questo recettore agisce silenziando i neuroni noradrenergici, neuroni che rilasciano la noradrenalina, una sostanza che regola diverse funzioni vitali, tra cui la risposta a determinati stimoli esterni; sono situati nel locus coeruleus (dal latino, significa “luogo azzurro”, nome che prende grazie alla pigmentazione delle cellule nervose), una piccola ma importante area del cervello che si “spegne” quando entriamo nella dimensione del sogno.
Queste scoperte aprono prospettive completamente nuove nello studio dell’esperienza onirica. Non solo confermano che il sogno ha basi neurochimiche misurabili, ma mostrano come ogni notte il nostro cervello attivi circuiti di straordinaria complessità per generare immagini, storie, emozioni. Non si tratta di semplici illusioni: i sogni sono costruzioni che riflettono il nostro stato interiore, amplificano desideri, paure, intuizioni.
E ora sappiamo che a ogni sogno corrisponde un equilibrio preciso di molecole, un’armonia segreta tra dopamina, melatonina e le aree più profonde del cervello.
Sognare, dunque, è un’avventura. Mentre dormiamo, la nostra mente tesse racconti che si nutrono delle nostre esperienze e, insieme, delle leggi della chimica. Così ogni notte, in silenzio, una meravigliosa alchimia prende vita nel nostro cervello: una miscela di molecole e memorie, che ci ricorda che la chimica — ancora una volta — non è solo una scienza della materia, ma anche una chiave per comprendere ciò che di più immateriale esiste.
Leggi anche l’articolo “La chimica del sonno“.
Fonti:
Dream discovery: Melatonin’s key role in REM sleep revealed