Pochi sanno che la storia di questo elemento è molto antica: pigmenti a base di diossido di manganese sono stati ritrovati in pitture rupestri di 17.000 anni fa.
Gli egizi e i romani lo usavano per la fabbricazione del vetro, per renderlo incolore o per colorarlo di viola, mentre gli spartani lo impiegavano assieme al ferro nella lega che garantiva alle loro armi quell’invincibilità diventata leggendaria.
Recentemente il manganese è tornato a fare capolino nella tavolozza con Blu YinMn, l’ultima tonalità di blu ad essere stata sintetizzata.
Un nuovo pigmento inorganico di blu la cui bellezza è legata non solo al colore in sé, ma anche alla sua purezza: il nuovo blu risulta infatti privo di pigmenti sia bianchi che neri. Il nome nasce dagli elementi che lo compongono: ossido di manganese nero mescolato ad altre sostanze chimiche – ossido di ittrio bianco e ossido di indio-stagno giallo – riscaldato a temperature che raggiungono i 2000° Fahrenheit.
La struttura cristallina del composto permette agli ioni di assorbire le onde rosse e verdi dello spettro elettromagnetico, riflettendo il blu.
Lo studio è stato pubblicato dall’American Chemical Society.
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