Sto scrivendo quest’articolo sul balconcino dell’appartamento che condivido con due coinquiline a Bologna. Approfitto delle ultime ore di sole di un sabato di novembre per respirare un po’ di aria fresca, sorseggiare un tè caldo e godere del vento che soffia tra gli alberi (che ha appena fatto finire una foglia secca nel mio tè).
Cerco di non pensare troppo al fatto che due traverse più in là c’è un negozio che sull’insegna riporta orgogliosamente di non fare uso di chimica. La chemofobia mi perseguita. Al supermercato sempre più confezioni ostentano l’assenza di prodotti di sintesi e qualche settimana fa mi è addirittura arrivata una foto di un pane integrale che “non contiene sostanze chimiche”. Sarei curioso di assaggiarlo… sicuramente non è calorico.
Gli esempi sarebbero tantissimi e per chi ha una formazione chimica sono sempre un colpo al cuore. Il concetto di chemofobia nasce proprio dal sentimento diffuso tra i chimici che la gente abbia immotivatamente paura della chimica.
Ma è davvero così?
La letteratura sull’argomento è ricca, ma deludente. La maggior parte delle pubblicazioni si basa sull’aneddotica e solo nell’ultimo decennio hanno iniziato a comparire studi sistematici sulla chemofobia. Quello che ne è saltato fuori è sinceramente affascinante.
Uno dei lavori cardine risale al 2015 ed è un report della Royal Society of Chemistry (RSC) sulla percezione della chimica nel Regno Unito. I dati sono stati raccolti ed elaborati da sondaggi e gruppi di discussione; poi li si è confrontati con quello che i chimici pensavano che la gente avrebbe risposto.
Dai sondaggi emerge che negli UK la chimica è ben vista: si pensa che abbia un impatto positivo sulla società e sul benessere collettivo; si considera come parte della soluzione di molti problemi ambientali e, in generale, si pensa che i suoi benefici superino gli effetti negativi. Inutile dire che i chimici si aspettavano un esito ben più negativo. Generalmente, invece, si guarda alla chimica con neutralità e la si considera una disciplina importante, ma un po’ astratta.
La chimica non sembra essere sotto attacco. Un’ulteriore conferma ci arriva da un’analisi dei tweet pubblicati nel primo semestre del 2015. Si sono studiati 256833 tweet contenenti le parole «chemistry», «chemical» o «chem» e si è cercato di capire a che stato d’animo fossero legati. Anche in questo caso, la percezione della chimica sembra essere piuttosto positiva.
Risultati della sentiment analysis di un sottogruppo di tweet (n = 19804) dove la chimica è intesa come disciplina di studio
Risultati della sentiment analysis di un sottogruppo di tweet (n = 9159) dove la chimica è intesa come prodotto dell’attività umana e relativi a fatti e novità sull’industria chimica.
Se la chimica è al sicuro dalla chemofobia, sembrano esserlo anche i chimici. Anche considerando la confusione anglosassone tra “pharmacist” e “chemist” (rispettivamente farmacista e chimico), nel Regno Unito si crede che i chimici siano persone oneste, alla mano e che abbiano un impatto positivo sul mondo. Al massimo vengono visti come saputelli, ma questo un po’ è vero.
Quindi i chimici sono paranoici e la chemofobia è solo nella loro testa? Non proprio.
Quando si inizia a parlare di “sostanze chimiche” le cose peggiorano.
In un sondaggio condotto su più di 5500 abitanti di 8 diversi Paesi europei è emerso che il 39% dei partecipanti vorrebbe vivere in un mondo senza sostanze chimiche. Ancora più preoccupante è sapere che un 40% afferma che farebbe di tutto per evitare il contatto con le sostanze chimiche nella sua vita quotidiana.
Le risposte ad alcune domande di un sondaggio condotto in otto paesi europei (n = 5631). I partecipanti dovevano dirsi d’accordo o in disaccordo (totalmente o parzialmente) con le seguenti affermazioni.
Guardando questo grafico mi vengono i brividi. Forse è solo perché qui sul balcone inizia a fare freddino, ma forse è perché è letteralmente impossibile vivere in un mondo senza sostanza chimiche.
La vita stessa non esisterebbe senza sostanze chimiche. Nemmeno il mondo esisterebbe senza sostanze chimiche. Noi siamo fatti di sostanza chimiche, l’aria che respiriamo è composta di sostanze chimiche, tutto è fatto da sostanze chimiche!
Fortunatamente la situazione è grave, ma un po’ meno grave di quanto possa sembrare.
Dallo stesso sondaggio emerge un’importante distinzione. I partecipanti manifestavano gli stessi sentimenti negativi per le parole “sostanze chimiche” e “sostanze chimiche di sintesi”, ma esprimevano sentimenti positivi per le “sostanze chimiche naturali”.
Ecco svelato l’arcano. Quel 39% probabilmente vorrebbe vivere in un mondo senza sostanze chimiche (di sintesi). Oh, beninteso, anche pensare di eliminare solo i composti sintetici è impossibile. Il computer su cui sto scrivendo non esisterebbe; nemmeno il frigorifero da cui ho appena tirato fuori il latte per far merenda o tutte le medicine che ci hanno permesso di vivere così a lungo e nessuno starebbe aspettando alcun vaccino in questo momento.
Queste sono solo le prima cose che mi vengono in mente, ma la lista è lunghissima.
Adesso forse mi perdonerete per essere stato così lapidario a inizio articolo. Credo però che il primo modo per risolvere un problema sia avere chiaro di che problema si tratta. Permettetemi allora di ripetere, con una piccola modifica, la definizione che ho dato all’inizio. Spero che possa assumere un nuovo significato.
La chemofobia è la paura irrazionale delle sostanze chimiche (di sintesi).
È un problema che esiste ed è piuttosto pervasivo. Su come e quando sia nata e su come risolverla è tutt’un altro paio di maniche, che potrebbero essere l’argomento per un prossimo articolo.
Adesso rientro in casa, che ho finito il tè e mi sto congelando.
Ruggero Rollini
Laureato in chimica e divulgatore scientifico